Martin OM 1 GT e DRS 1

 




Martin è sempre Martin. C’è poco da fare. Saranno i quasi due secoli di storia, sarà che ormai fa parte integrante del DNA dei chitarristi di tutto il mondo, ma Martin è sempre Martin. Anche quando ci si trova davanti uno strumento non esattamente di fascia alta. Anzi, per la casa americana, in questo caso siamo praticamente solo un gradino sopra l’entry level, la famigerata serie X messicana che ultimamente ha avuto produzione discontinua. Ma estrarre una Martin dalla sua custodia rigida – in dotazione naturalmente – ha sempre un fascino tutto particolare. Ora resta da stabilire se tutto questo credito, accordato in anticipo, è ben riposto.

OM 1


La serie 1 è di produzione tutta a stelle e strisce, con un livello di finiture di ‘classe’ 28, come dichiarano le specifiche tecniche dello strumento. Qualche piccolo compromesso per contenere il prezzo è stato fatto, in effetti, come vedremo nel dettaglio, ma nel complesso, di primo acchito, se ne ricavano buone sensazioni. La tavola in abete massello, in finitura lucida (che spiega da dove arriva la GT della sigla: Gloss Top), è di buona qualità con venature fitte e compatte e un accenno di marezzatura davvero pregevole. Fasce e fondo sono in laminato di mogano ben realizzato e con un effetto finale gradevole. Il ponte, di tipo
belly, è in palissandro, in match con la tastiera, ornata con segnatasti a pallino. Le giunzioni tavola/corpo/fondo sono ornate con il classico binding BWB in celluloide, motivo poi ripreso dal fregio della buca. Il piccolo battipenna a goccia, in plastica nera, è un classico, assolutamente irrinunciabile. La paletta, impiallacciata in palissandro, riporta il celeberrimo logo e monta 6 meccaniche cromate, probabilmente Grover, marchiate Martin. Il manico è realizzato in Rust Stratabond, ovvero laminato pressato: l’effetto estetico ‘zebrato’ può anche piacere e la lunga sperimentazione che ne hanno fatto, sulla serie made in Messico, è di per sé una garanzia sulla tenuta del materiale nel tempo. La cassa, nello shape OM, è uno degli standard di riferimento del settore per chi, di fatto, ne ha scritto la storia, inutile aggiungere altro in merito.

Nel complesso la realizzazione dello strumento è impeccabile, nessuna imperfezione di sorta a vista, fuori e dentro la cassa. Incastri e binding sono realizzati ad arte, senza colla in eccesso. Il cartiglio interno della serie 1 è bianco, quasi a segnalare in maniera simbolica lo stacco dalla serie X, che lo aveva nero.


Il bilanciamento dei pesi è perfetto, la chitarra si imbraccia senza nessun problema sia da seduti che in posizione eretta e, complice la forma della cassa estremamente ‘familiare’, risulta subito comoda. Il set up di questa OM 1, poi, era quanto di meglio si potesse desiderare, una delle rarissime volte in cui non si vorrebbe cambiare neanche una virgola e si può subito partire a suonare senza pensare ad altro. Il nut largo, la buona spaziatura delle corde al ponte, tutto concorre ad avere subito confidenza con lo strumento. Che, dal canto suo, non si tira indietro, anzi. Si dimostra immediatamente molto responsiva al tocco, con un’ottima risposta in dinamica. La gamma espressa e completa e senza buchi di frequenza. La pasta, la grana sonora è ricca, senza eccessi, con la fondamentale bene in evidenza. Una punta di riverbero naturale e il buon sustain completano il tutto, regalando, nel complesso, uno strumento equilibrato, risuonante ed estremamente versatile. Perché, se la vocazione spiccatamente fingerstyle non si può negare, anche con il plettro – come spesso capita con questo shape – c’è da divertirsi.

Nel complesso si tratta di un’ottima chitarra, con un buon compromesso qualità/costo, contrariamente a quanto ogni tanto capita con i marchi più noti in fascia economica, in grado di dire la sua in quello che forse è il segmento di prezzo più affollato e agguerrito, attualmente. Ma Martin è sempre Martin!

DRS 1


La DRS 1 è una bella dred interamente realizzata in Sapele, una varietà africana di mogano, con il classico stile
no frills che caratterizza questa produzione. Niente binding né ornamenti di nessun genere, a eccezione di un semplice triplo filetto bianco che orna la buca e il classico battipenna a goccia in plastica nera. In compenso, però, la realizzazione dello strumento è impeccabile sotto ogni punto di vista e la tavola è in massello. Ponte e tastiera sono realizzati in Black Richlite, un materiale ottenuto mischiando carta riciclata e resina fenolica, mentre il manico è in Rust Stratabond, ovvero un laminato pressato unito a colla. Da un lato si può considerare particolarmente ‘etica’ la decisione di utilizzare materiali alternativi e provenienti da riciclo anche su strumenti musicali. Dall’altro qualche ragionevole perplessità si può avere, di primo acchito. In Rete si leggono spesso commenti perplessi in particolare sul Rust Stratabond, colpevole di un ipotetico alto assorbimento di ‘umidità’ con conseguente deformazione del manico. In realtà, negli ultimi dieci anni, di manici di questo tipo ce ne ne sono passati per le mani un numero considerevole, ma problemi di questo tipo non ne abbiamo mai riscontrati. Magari vivendo in Tahilandia o Vietnam la si potrebbe pensare diversamente, ma anche qui bisognerebbe avere l’opportunità di toccare con mano.


Ma torniamo alla nostra DRS 1 che, oltre a essere ben realizzata, intonata e con un set up decisamente
user friendly, risulta piacevolmente bilanziata, una volta ‘indossata’. Fin dal primo accordo ci si rende conto che non ci sarà tanto ‘fumo’, ma la sostanza non manca. I bassi hanno una bella botta, che si trasmette piacevolmente allo stomaco di chi la imbraccia. Medi marcati e leggermente compressi, cantini rotondi e corposi. Probabilmente proprio per merito del mogano, gli acuti non rimangono indietro, come di solito capita con chitarre con questo shape del corpo, ma rimangono belli presenti e definiti. Insomma, suona come deve: una dred a tutti gli effetti, ma con una marcia in più sulle note alte. Questo la rende piacevolmente versatile: con il plettro è la morte sua, niente da dire, ma anche con le dita ha il suo perché. Il sustain è lungo e corposo, con una bella punta di riverbero naturale. E dire queste cose di uno strumento tutto in mogano non è che capiti tutti i giorni.

Il Sonitone della Fishman, montato di serie, ha i controlli alla buca e l’alimentazione fissata all’interno della cassa, senza nessun citofono sulla fascia. C’è voluto quasi un decennio, ma anche su queste cose le grandi case si stanno finalmente adeguando alle richieste del mercato. Non si tratta di un sistema di rilevazione ‘esoterico’, ma fa il suo mestiere degnamente. Del resto, la base di partenza è buona e non è difficile fare un buon lavoro in fase di amplificazione. La presenta del secondo pin per la tracolla all’attaccatura del manico, oltre a un’amplificazione on board estremamente plug’n’play, danno allo strumento una connotazione decisamente indirizzata all’uso dal vivo. Sarà anche l’effetto MTV, ma sono chitarre che si vedono spesso imbracciate dai folk singer americani di ultima generazione. Del resto sono non troppo costose, suonano bene e sono pronte per andare su un palco, cosa altro serve?

mario.giovannini@chitarra-acustica.net




Scheda tecnica

Tipo: Chitarra Acustica

Costruzione: Messico
Tel. 0733 226271 – www.ekomusicgroup.com

Distributore: EKO Music Group SpA Via Falleroni, 92 – P.O. Box 52 - 62019 Recanati (MC)

Top: Mogano Sapele massello

Catene: Mogano

Fasce e fondo: Mogano Sapele

Manico: Rust Stratabond

Tastiera: Black Richlite

Binding: no

Meccaniche: Martin

Scala: 648 mm

Tasti: 20

Amplificazione: Fishman Sonitone




Scheda tecnica

Tipo: Chitarra acustica

Costruzione: America
Distributore: EKO Music Group SpA Via Falleroni, 92 – P.O. Box 52 - 62019 Recanati (MC)
Tel. 0733 226271 – www.ekomusicgroup.com
Top: Abete

Catene: Abete

Fasce e fondo: Mogano

Manico: Rust Stratabond

Tastiera: Palissandro Indiano

Ponte: Palissandro Indiano

Binding: BWB

Meccaniche: Martin cromate

Amplificazione: no

Larghezza al capotasto: 46 mm

Distanza Mi-mi al ponte: 59 mm

Scala: 648 mm

Tasti: 20

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