The lady in blues

Intervista pubblicata su Chitarre nel 2008 Cominciamo con una versione ‘Bignamì’ della tua storia? Mi chiamo Veronica Sbergia, ho 31 anni, nata a Bergamo e faccio la cantante. Così, forse, è fin troppo concentrata. Andiamo per ordine: sei partita dallo studio del pianoforte per approdare all’uso di strumenti non molto convenzionali, come washboard, ukulele e kazoo. Qual è stata ‘la causa scatenante'? Se parliamo di pianoforte, torno inevitabilmente alla mia infanzia… il grave errore è stato quello di non aver proseguito nello studio dello strumento. Ammetto di essere poco costante e stancarmi presto per le solite cose, tuttavia aver iniziato a strimpellare l’ukulele quasi per gioco, aver sperimentato qualche suono diverso, ma divertente allo stesso tempo, attualmente è una fonte di energia quotidiana… e non credo che si possa esaurire, a questo punto!
Come ti sei appassionata al blues old style? Quali sono stati i tuoi punti di riferimento? E’ stato un processo molto naturale e graduale. L’ascolto quotidiano e la curiosità nello scoprire nuove cose mi ha totalmente attratta verso la musica degli inizi del ‘900, tanto che ora non trovo nulla di più originale e sorprendente. Adoro viaggiare ascoltando Sonny Terry e Brownie Mc Ghee, mi appassiono ogni volta che ascolto Howlin’ Wolf e la sua torrida voce. Per non parlare poi di Memphis Minnie e Little Laura Dukes o ancora Sister Rosetta Tharpe, Rev. Gay Davis, sono davvero troppi per citarli tutti. Com’è stata l’esperienza di Sarzana? Se non sbaglio per te è stata la prima volta, mentre i tuoi colleghi sono ormai degli habitué… In effetti ci ero già stata l’anno scorso, più per una vacanza che con piglio professionale, però ne ho percepito l’atmosfera e mi ha entusiasmato molto. Inoltre Alessio ci aveva permesso di chiudere il festival con una performance improvvisata sul palco centrale che ha riscontrato notevole successo. Da qui, all’edizione appena terminata è stato quasi una conseguenza naturale. Bellissima. Com’è nata questa collaborazione con Max e Mauro?
Sia Max che Mauro sono due grandi professionisti del genere, hanno dietro le spalle anni di esperienza e mestiere e il loro stile è per alcuni aspetti collaudato da tempo. La collaborazione è iniziata da subito, prima in modo più informale e non organizzato, per poi diventare una vera e propria combo, con un progetto ben chiaro in testa. Mi ha molto colpito l’incredibile energia, la simpatia che comunichi dal palco. Ti diverti, ti piace quello che fai… Mi rende estremamente felice riuscire a trasmettere a chi mi ascolta come mi sento bene in quel momento, quanto amo fare quello faccio e a quanto mi diverto nel farlo. Inoltre, i miei due partner non sono certo persone che non amano divertirsi, con loro seria seria non potrò mai essere! Toglimi una curiosità: come ti sei trovata in questo piccolo microcosmo, al limite del maniacale, tutto dedicato alle sei corde e ad alta concentrazione di testosterone? A dire il vero non mi ci trovo ancora… mi sento sempre un po’ estranea quando mi coinvolgono in questo tipo di discorsi. Per me, da poco approdata all’ukulele, lo strumento ha ancora un forte valore ludico e meno tecnico. Certo che le figure femminili, in certi ambiti musicali soprattutto, non abbondano. Purtroppo, viene da aggiungere, e non per motivi estetici. Come mai, secondo te? Mah! Se lo sapessi non sarei qui…. scherzo ovviamente. Preferisco comunque pensare che il mondo sia pieno di musiciste donne che semplicemente hanno fatto una scelta diversa. Che programmi hai/avete per il prossimo futuro? Ho iniziato ad abbozzare qualche incisione per quello che sarà il mio prossimo cd, confido di stamparlo entro la fine di quest’anno. E per il resto stiamo a guardare… Spendiamo due parole sulla tua attuale strumentazione? Non vorrei sembrar monotona ma ho 3 ukulele soprano, 2 ukulele concerto, 1 ukulele baritono in arrivo…

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