COLE CLARK FL1AC e FL2A
Con la crescente importanza che il settore della chitarra acustica sta via via assumendo sul mercato, negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di diversi marchi interessanti con una spiccata vocazione all’innovazione piuttosto che alla semplice ‘fotocopia’ dei modelli più riusciti delle case americane. E’ sicuramente il caso dell’australiana Cole Clark, ora distribuita anche in Italia, che sintetizza in maniera eccellente questa filosofia. Bradley Clark, il fondatore, si è fatto le ossa per diversi anni all’interno dell’altra grande produttrice di chitarre della terra dei canguri (sì, proprio quella, che usa anche Tommy) per arrivare alla progettazione e alla realizzazione di una serie di strumenti con caratteristiche peculiari. Anzitutto l’utilizzo solo di legni (masselli) autoctoni, salvo specifiche richieste del cliente, e un sistema di amplificazione di concezione originale che promette grandi cose. Andiamo a vedere come si comportano le due ‘grasse signore’ messe a disposizione per la prova.
FL01AC
Descrizione
Le chitarre della serie Fat Lady sono dreadnought con finiture di livello crescente, come le sigle che le caratterizzano da uno a quattro, disponibili in varie essenze e diverse finiture. La AC è amplificata con il sistema Face Brace Sensor di cui si diceva prima e a spalla mancante. La tavola in Bunya è in due pezzi uniti a libro. Si tratta di un materiale molto simile all’abete, con fibre più grandi e leggermente più duro, soggetto a variazioni significative del colore. Caratteristica che, lungi dall’essere un problema, è stata utilizzata dalla casa produttrice come precisa cifra stilistica di riferimento per i propri strumenti. Un filetto nero contorna la cassa sulla giunzione alle fasce e richiama il motivo a tre cerchi concentrici che orna la buca. Tutto molto semplice e spartano, come pure il battipenna nero dal design originale completano, complice la finitura satinata, l’immagine di uno strumento essenziale. La giunzione della tavola armonica alle fasce, come pure quella del fondo – tutto in Blackwood – è realizzata senza contro fasce. I due piani sono scavati in modo da ricavarle dallo stesso blocco, rendendone superfluo l’utilizzo. Ad onor del vero, però, all’interno della cassa di colla in eccesso se ne vede parecchia. Il manico è in acero, in un unico pezzo, con la paletta innestata a coda di rondine, mentre la giunzione corpo/manico è realizzata con un incastro laterale sulle fasce. Il trussrod viene così a trovarsi molto dentro alla cassa ed è regolabile solo con una chiave apposita a tubo, di cui per altro non c’era traccia nella custodia. Così come sono risultate mancanti le brugole per la regolazione dell’osso del ponte per la variazione della pressione sul piezoelettrico. Sono acquistabili a parte. Il ponticello, piuttosto importante, è in palissandro come la tastiera. La paletta, con un bel gioco a rilievo per mettere in evidenza il logo della casa, è impiallacciata in Bunya, monta meccaniche Grover cromate di ottima qualità.
Come suona
La cassa è grande, ma non enorme, la distribuzione dei pesi ottimale con perfetto bilanciamento, il settaggio di fabbrica più che dignitoso, per cui non è difficile prendere subito confidenza con questa ‘aussie’. L’intonazione è perfetta su tutto il manico, con la spalla mancante che si fa apprezzare quando ci si avventura sui registri più alti. Il suono è grosso, potente e ricco di armoniche. Una dread a tutti gli effetti, con bassi in bella evidenza, molto definiti, medi che bucano, acuti rotondi e squillanti. Buono anche il sustain, con un ottimo riverbero naturale. La chitarra risponde molto bene al tocco, permettendo un perfetto controllo delle dinamiche. E’ uno strumento con una spiccata vocazione al plettro, con cui sicuramente rende al meglio, ma sufficientemente versatile da non far venir voglia di cercare altro, se si vuole suonare con le dita.
Il sistema di amplificazione Face Brace Sensor della casa non sarà forse, come promesso, ‘il migliore del mondo’, ma è sicuramente molto interessante, tra i migliori provati. Il solito ‘citofono’ sulla fascia superiore raccoglie i controlli di equalizzazione – bassi, medi e acuti – il volume e il balance tra le due fonti del segnale. Oltre al piezo sotto sella, è montato un lungo rilevatore a contatto sotto la tavola, incastrato sotto le catene (vedi foto), che è il vero punto di forza di questo sistema. La resa risulta estremamente naturale e trasparente, il Face Brace Sensor capta molto bene tutte le sfumature dello strumento, oltre a restituire perfettamente eventuali percussioni sulla cassa.
FL02A
Descrizione
La ‘signora grassa’ numero due condivide molte delle caratteristiche della sorella minore, senza però la spalla mancante. Stessi materiali e identica filosofia costruttiva. Il Bunya della tavola è meno figurato, sia pur con belle venature, mentre in questo caso sono fasce e fondo ad avere notevoli variazioni del colore. Al punto di far nascere qualche perplessità sul fatto che si tratti dello stesso materiale. Il fondo, però, in questo caso è in tre pezzi e le giunzioni sono arricchite da un binding in acero. Sulla tastiera, al posto dei semplici pallini della FL01, troviamo dei segnatasti snowflakes in perloid, e volendo è disponibile anche una versione con i ‘rettangoloni' in madreperla stile Gibson J200. Di nuovo non si può fare a meno di notare una certa abbondanza di colla, all’interno della cassa, nei pressi dei punti di fissaggio. Evidentemente si tratta di un effetto collaterale al tipo di montaggio senza contro fasce. Sulla FL02 è montato di serie il Face Brace Sensor che, in entrambe in casi, ha la presa jack posizionata sulla fascia inferiore, invece di sfruttare come nella quasi totalità dei casi il pin per la tracolla.
Come suona
Si confermano sostanzialmente le impressioni generali della prima prova, anche se non si può non apprezzare una maggiore presenza sui bassi, merito probabilmente del fondo in tre pezzi, come ha insegnato negli anni mamma Martin con la sua D35. Forse un po’ più ‘rigida’ e meno versatile della sorellina, la FL02 è una vera macchina da guerra per country e bluegrass, con un suono decisamente indicato per ‘bucare’ nel mix di una band. Le ottime sensazioni sul sistema di amplificazione permangono, mettendone in evidenza le doti di trasparenza in grado di valorizzare le peculiarità di ogni strumento.
Conclusioni
Chitarre di livello professionale, con soluzioni interessanti e decisamente originali. Il vero punto di forza è l’amplificazione, che le rende dei veri animali da palco, davvero plug&play senza problemi. La FL01 si fa preferire per una maggior versatilità e per il carattere un po’ più ‘docile’, ma si tratta di strumenti validi e interessanti da tutti i punti di vista. Sono da provare, assolutamente, possono essere una valida alternativa in un segmento di mercato in cui si possono ormai trovare chitarre di livello eccellente.
Cole Clark FL1AC
Tipo: chitarra acustica
Prezzo: Euro 1.305,00 street price
Fasce e fondo: Blackwood
Top: Bunya
Battipenna: Nero
Binding: Nero
Manico: Acero
Tastiera: Palissandro
Ponte: Palissandro
Cutaway: sì
Amplificazione: Face Brace Sensor
Meccaniche: Grover cromate
Larghezza al capotasto: 45 mm
Distanza 1°/6° corda al capotasto: 38 mm
Distanza 1°/6° corda al 12° tasto: 48 mm
Scala: 650 mm
Tasti: 20
Colore: Natural
Note: custodia rigida
Cole Clark FL2A
Tipo: chitarra acustica
Origine: Australia
Fasce e fondo: Blackwood
Top: Bunya
Battipenna: Tartarugato
Binding: Nero
Manico: Acero
Tastiera: Palissandro
Ponte: Palissandro
Cutaway: no
Amplificazione: Face Brace Sensor
Meccaniche: Grover gromate
Larghezza al capotasto: 45 mm
Distanza 1°/6° corda al capotasto: 38 mm
Distanza 1°/6° corda al 12° tasto: 48 mm
Scala: 650 mm
Tasti: 20
Colore: Natural
Note: custodia rigida
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