Una diavoletto acustica, di sicuro, non passa inosservata. L’originale progetto delle chitarre di Wetcher può piacere o meno, ma di sicuro colpisce. Sulla scia di molti suoi colleghi, Abe ha avviato in Oriente la produzione della fascia economica dei suoi strumenti, che vengono poi rifiniti negli stabilimenti della casa madre, prima di procedere al montaggio del sistema di amplificazione. Ed questa la peculiarità più interessante della chitarra, ancor più della forma particolare, con un triplo sistema di trasduttori con piezo, magnetico e microfono. La prova, è stata resa possibile dall’importatore europeo, la AmberTech, che a breve dovrebbe avere un rivenditore anche in Italia. La ditta francese, comunque, vende direttamente tramite Internet (http://www.guitar-import.com/) con spese di spedizione abbastanza contenute. La chitarra oggetto del test è stata messa a disposizione da Dario Fornara, ottimo chitarrista novarese, primo endorser della Wetcher nel nostro paese.
Descrizione
Aperta la gigbag in dotazione, morbida, imbottita e antistrappo con tracolla, la prima impressione è quella di avere per le mani un bello strumento, ben costruito e rifinito. Del resto, il livello qualitativo raggiunto dalle fabbriche cinesi non stupisce più nessuno. L’estetica di questa 3135 è davvero particolare, e il doppio cutaway deve piacere. Superato l’impatto iniziale, si nota subito la bella tavola in abete della tavola armonica, in due pezzi, uniti a libro, con un piccolo battipenna tartarugato semplice ed elegante. Fasce e fondo sono in Lacewood, legno australiano molto simile all’ontano anche nella sonorità, con una trama fitta e compatta di colore chiaro. Top e back presentano una leggera, ma precisa bombatura, non a livello di una archtop da jazz, ma netta e definita. Finitura non difficile da ottenere, visto che stiamo parlando di laminati, ma che denota comunque accorgimenti mirati alla ricerca di una precisa impronta sonora. Lo strumento è assemblato con grande cura e precisione, senza sbavature o sbaffi di colla. Un doppio binding in sintetico tartarugato e simil abalone abbellisce la tavola armonica, mentre sul fondo e sul manico viene ripreso solo il motivo a tartaruga. La rosetta, semplice e lineare, è in simil abalone. I tasti, medium di profilo alto, sono posati con grande cura, senza sbavature. Bello il desing della paletta, di dimensioni generose, verniciata nera, con binding in lacewood a bordare il logo della Wetcher. Le meccaniche, argentate e non marchiate, svolgono il loro compito in maniera egregia. Elegante il disegno del ponte in ebano, selletta e capotasto sono in osso. Una volta imbracciata, si nota un leggero sbilanciamento della chitarra verso la paletta, complici le dimensioni di quest’ultima, ma anche, e soprattutto, l’innesto del manico nel corpo, molto avanzato, all’altezza del 19° tasto. Secondo le specifiche della casa, ne aumenta la rigidità e la tenuta. Ma questo ce lo potrà dire solo il tempo.
L’acustica
Il setup della casa è cosa per uomini veri, l’action è oltre i 3 mm al XII tasto, e obbligherà i più ad una veloce, quanto necessaria, gita dal liutaio. E già che ci siamo, meglio far arrotondare un po’ gli spigoli del capotasto, che sono abbastanza fastidiosi suonando nelle prime posizioni. Il manico, contrariamente a quello che potrebbe suggerire il look da chitarra elettrica, non è ultrasottile/ultraveloce, ma sostanzioso, di chiara derivazione Gibson, senza essere troppo spesso. La spaziatura tra le corde è ottimale, e si riesce subito a trovare un buon feeling con lo strumento. La tastiera è comodamente accessibile fino al XVII tasto, e non è poco. Per contro, è necessario un breve periodo di adattamento, specie per chi suona solo l’acustica, per non smarrirsi nelle parti alte, venendo a mancare il riferimento del corpo dello strumento. Pur avendo il corpo per dimensioni (certo non si può parlare di forma) che è molto simile a una 000 o a una mini jumbo, la gamma sonora espressa è completa e definita, senza la mediosità tipica di questi strumenti, ma con lo stesso volume. Bassi, medi e acuti ci sono tutti, ben presenti e ben equilibrati. Per contro l’emissione sonora è un po’ compressa e poco dinamica. Sia con il plettro che con le dita suona bene, con buon sustain, anche se sembra un po’ ferma sulle fondamentali. La scala lunga regge bene variazioni d’intonazione verso il basso, e non ci sono problemi nell’utilizzo di accordature alternative. Una chitarra buona per tutte le stagioni, insomma, ma un po’ priva di personalità.
L’amplificazione
Il sistema 3PUS della
casa è davvero interessante, con tre fonti di ripresa distinte e da
miscelare a piacimento. La chitarra monta un piezoelettrico, un
magnetico, ciascuno con volume indipendente, più un master generale.
Il microfono è dotato di un controllo di volume indipendente.
L’alimentazione del pre è a batteria, come di consueto, ma può
essere anche fornita phantom, se il sistema lo permette, tramite
l’uscita bilanciata. Già perché oltre alla consueta uscita
sbilanciata a jack, sulla fascia bassa della Pathmaker è presente
una presa tripolare che, di fatto, rende inutile una DI, se si va in
diretta su un impianto. E le due uscite sono utilizzabili
contemporaneamente. Il controllo di bassi, medi e acuti è radicale
nei sui interventi e permette modifiche sostanziali del suono. Unito
alla varietà di fonti di ripresa e al suono acustico di base
sostanzialmente neutro, rende la 3135 estremamente versatile e
adattabile. Piezo e un po’ di mic danno un suono acustico
assolutamente credibile. All’estremo opposto, tutto sul magnetico,
e magari un pizzico di chorus, e ci si avvicina molto a sonorità da
archtop jazz altrettanto realistiche. E nel mezzo ci stanno infinite
sfumature, tutte utilizzabili in vari contesti, dal fingerstyle al
country rock, in maniera convincente. La chitarra, complici le tavole
in laminato e la forma del corpo, è assolutamente refrattaria al
feedback.
Conclusioni
Strumento estremamente versatile, che ha nell’amplificazione il suo punto di forza. Una chitarra da lavoro, insomma, che permette di unire ad un look originale, che su un palco non stona mai, ad una tavolozza timbrica molto estesa. Visto il prezzo, può diventare un ottimo, unico, strumento on the road per lasciare le meraviglie vintage o di liuteria a casa, al sicuro.
Mario Giovannini
Foto di Francesco Moro
Tipo: chitarra acustica
Origine: Cina
Importatore: AmberTech Sarl, Gérant, France, +33 4 76 24 30 53
Prezzo: 820 Euro (più eventuali spese di spedizione di 30 Euro)
Fasce e fondo: Lacewood laminato
Top e catene: abete laminato
Battipenna: sintetico tartarugato
Binding: doppio sul corpo, in tartarugato e abalone, in tartarugato su manico e paletta
Manico: in mogano, con paletta incollata
Tastiera: in palissandro con segnaposizione microdot
Ponte: in palissandro con selletta in osso, compensata alla 2° corda
Cutaway: si, doppio!
Meccaniche: argentate
Larghezza al capotasto: 1.715"
Scala: 25,5”
Note: bella custodia imbottita antistrappo in dotazione, con tracolla
Amplificazione: Wetcher 3 Pickup System
Colore: natural.
Pro e contro
Pro: buon rapporto q/p, estremamente versatile
Contro: scarsa personalità
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