CARR MERCURY ‘Faccianera’

 


Gli amplificatori valvolari a basso wattaggio sono il ‘must have’ di questi ultimi anni per ogni chitarrista di belle speranze. E, in effetti, hanno il loro perché: dimensioni contenute e quindi un peso che ne consente il trasporto anche a una persona sola, buona resa a volumi domestici, senza trascurare la possibilità di tirare il collo al finale, con conseguente fronte sonoro, senza mettere a rischio l’incolumità dei vetri di tutto il quartiere. Per contro, quelli troppo piccoli hanno spesso problemi qualitativi, per via del diametro dei coni, e sono penalizzati nell’uso live per la mancanza di volume. Alla ricerca del sacro Graal dell’amplificazione valvolare, abbiamo incontrato una piccola casa americana con ottimi prodotti, che sembrano raggiungere il giusto compromesso in tutti i sensi.


Steve Carr, come tutti i suoi collaboratori, è anzitutto un chitarrista appassionato e competente. Che realizza a mano le sue creature, dal point to poit dei circuiti fino alla copertura in tolex dei cabinet. Una produzione, quindi, di fascia alta anche se il prezzo non è esattamente inarrivabile, tutt’altro. L’amplificatore ricevuto in prova è il modello Mercury, un monocanale in Classe A, completamente valvolare, con cono da 12”. Disponibile in blu o in nero – come nel nostro caso – ha un’estetica piacevolmente agé, che si sposa perfettamente con la filosofia costruttiva che sta alle spalle del progetto. Il cabinet è open back e lascia intravedere le valvole, oltre al cono Eminence Patriot Lil’ Bunny. La realizzazione è impeccabile e non lascia intuire in alcun modo il carattere assolutamente artigianale della lavorazione. I controlli, molto essenziali – Bassi, Acuti e Riverbero – trovano posto nella parte superiore dello chassis, dietro al maniglione per il trasporto. A questo proposito: non è esattamente una piuma, ma può bastare anche una mano sola. Oltre all’ingresso dello strumento, subito dopo la regolazione del volume troviamo il selettore per il gain a 3 posizioni, cui corrispondono differenti livelli di quadagno. Altra particolarità è selettore a rotazione della potenza di uscita, che porta da 8 a 2 a ½ fino a 1/10 di watt l’erogazione del finale. Uno switch Cut agisce con un taglio pre impostato sugli acuti. Visto così può sembrare un po’ confuso, in realtà il funzionamento dell’ampli è semplice e immediato. Inserito il jack, dopo la doverosa attesa, basta togliere lo stand by e procedere alla scelta della potenza che si vuole utilizzare. Sinceramente, in casa 1/10 di Watt è più che sufficiente. Utilizzando il selettore di gain, al secondo stadio si ottiene con facilità un bel crunch, molto dinamico. Con questa regolazione, i controlli di tono vengono esclusi, per avere un segnale più lineare. Al terzo scatto del selettore si passa alla distorsione piena e anche il riverbero cessa di intervenire sul suono. In questo stadio è possibile intervenire unicamente con i controlli della chitarra e con il Cut dei trebble preimpostato, pensato evidentemente per smorzare gli entusiasmi di chitarre dotate di single coil troppo squillanti.


I motivi di una scelta così radicale è evidente e si ispira chiaramente ai primi amplificatori di questo tipo – proprio quelli a ‘faccianera’ – che erano dotati unicamente di regolazione del volume. I risultati, comunque, sono entusiasmanti. In questo modo la riserva del pulito è notevole, con il gain in prima posizione è difficile mandarlo in saturazione, salvo usare chitarre con output mostrouso. In genere il primo, grosso limite, di questo genere di amplificatori è proprio questo. Il crunch in seconda posizione, come già accennato, mantiene un’ottima dinamica ed è facile da dosare semplicemente con la mano destra. In saturazione, alzando un po’ il volume, si arriva in fretta ad ottenere quella compressione, tipica del finale, che fa la differenza tra un buon suono e uno eccellente. Tutto questo, unito alla possibilità di regolare la potenza di emissione, rende il Mercury molto versatile e utilizzabile in diversi contesti. Per i generi più estremi, magari, sarà necessario rivolgersi altrove, ma per tutto il resto non è difficile trovare la giusta regolazione. In casa, ma anche in sala prove, in fase di registrazione e persino dal vivo, purchè non si tratti del palco di Woodstock, la riserva del volume è più che sufficiente. Per il resto c’è sempre un microfono collegato al PA. Il prezzo di vendita al pubblico è di 2.550 Euro, ma visto il livello professionale del prodotto e l’eccellente rapporto qualità/prezzo, darà del filo da torcere a marchi molto più conosciuti e… costosi.

Carr è importato in Italia da Daniele Cabibbe, Milano, Tel. e Fax 02.4814508 – sassopazzo@alice.it – www.danielecabibbe.com

Commenti