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EKO One 018 CW Eq Natural
La Eko One 018 CW Eq Natural è una delle ultime nate della casa di Recanati, frutto del continuo lavoro di ricerca e sviluppo del team guidato da Massimo Varini. La serie One si compone di quattro modelli, due dread e due 018 (appunto), quella ricevuta in prova è la versione a spalla mancante e con amplificazione on board.
Il suono è cristallino, molto dinamico e proiettato sul frontale. E' una chitarra secca e diretta, con un suono decisamente moderno, ricco di riverbero naturale e con le fondamentali ben presenti. La gamma è tutta presente e definita, senza buchi o cadute di frequenza. E' una chitarra da fingerstyle, non ci sono dubbi. La comodità del nut largo e della spaziatura aumentata al ponte (57 mm) permettono di arrivare... un po' dove vi pare, senza grossi limiti. Non che il plettro sia vietato per legge, anzi: come accompagnamento a un certo tipo di cantautorato o nel mix di una band fa sicuramente la sua bella figura. Per bluegrass e affini, però, rivolgersi altrove.
Il Fishman Isys 301 - con accordatore incorporato - montato di serie, che ormai è praticamente uno standard su una certa fascia di strumenti, come sempre fa egregiamente il suo lavoro. Magari bisogna lavorare un po sull'equalizzazione, ma qualcosa di decente si tira sempre fuori. Bisogna ricordare che stiamo parlando di una chitarra in vendita a 200 Euro o poco più, su cui non si può (e non si deve) pretendere sistemi di livello esoterico.
La chitarra è molto leggera e ben bilanciata, sia da suonare seduti che in piedi. Il secondo pin per la tracolla (alla base del tacco del manico) è montato di serie. Scala corta e nut da 48 mm inoltre conferiscono allo strumento un comfort straordinario, con cui è facile entrare in sintonia molto velocemente. Malgrado il set-up di fabbrica non fosse proprio da 'corsa', la chitarra si è fatta suonare da subito, con immediatezza e senza stancare le mani.
Nel complesso un ottimo strumento, venduto a un prezzo per cui, dieci/quindici anni fa, era già un miracolo se la chitarra aveva tutte e sei le corde. Si rivolge a un segmento di mercato ben preciso e, probabilmente, farà la gioia di molti chitarristi alle prime armi e di parecchi musicisti più 'evoluti' alla ricerca di un muletto serio e affidabile.
DUO D Flamed Plus
La lista degli ‘ingredienti’ per questa chitarra, come per tutte le altre della serie, è estremamente breve: tutto mogano, tavola, fasce e fondo. Grazie al trattamento ‘Fontanot’ all’anilina e all’ottima finitura gloss, visivamente lo strumento è molto gradevole e realizzato in maniera impeccabile. Niente imperfezioni, sbavature o colla in eccesso. Bello il binding crema, sia sulla cassa che sul manico, che crea un piacevole contrasto di colori con tastiera e ponte in palissandro, dando il giusto equilibrio al design generale dello strumento. Dal pinto di vista puramente estetico l’obbiettivo è perfettamente centrato: sia pure con un prezzo di vendita estremamente contenuto, non sono stati fatti compromessi sul risultato finale. La chitarra è ben bilanciata e il set up di fabbrica decisamente buono. Si vede l’occhio del muscista anche in questi dettagli. E suonare, suona. Suona proprio da dred: grossa, potente ed energica. Con una buona proiezione frontale, volume ce n’è da vendere, ma senza perdere il controllo della dinamica. La gamma sonora è ben definita, con un ovvio e in questo caso piacevole ‘sbilanciamento’ sulle basse proprio come ci si aspetta da questi strumenti. Ovviamente il ‘tone’ generale non è particolarmente articolato e ricco di armoniche, ma neanche troppo asciutto o inscatolato. Anche con le dita ha il suo perché, ma con il plettro ci va proprio a nozze.
DUO 018 Falmed Plus
Che è tutto mogano ormai lo sappiamo, che non ci sono legni masselli anche, proseguiamo. Anche in questo caso la realizzazione dello strumento è assolutamente impeccabile e il design generale, sia pure su uno shape di corpo ridotto, funziona alla perfezione. Ovviamente si tratta dell’esatto opposto della dred, una chitarra molto più delicata e meno sfrontata. Decisamente più equilibrata su tutta la gamma, è ottima per fingerstyle e dintorni. Non che il plettro debba per forza rimanere in tasca, ma senza andare oltre un leggero strumming in accompagnamento al cantato. Nel complesso un altro ottimo strumento, su cui si possono ripetere pari pari le considerazioni sulla pasta sonora della sorella maggiore, sia pure con i dovuti distinguo.
DUO Mini Flamed Plus
E questa come vogliamo chiamarla? Chitarra da viaggio? Da bimbo? Tre quarti? Sta di fatto che questo ‘taglio’ di strumenti, idealmente nati per i cuccioli di chitarrista, stanno prendendo sempre più piede per ovvie doti naturali di portabilità e di comodità. Certo, per un bambino uno strumento così è davvero un bel colpo… e se poi, ogni tanto, ci gioca anche il papà cosa c’è di male! Come dite? Niente bimbi in casa? E vogliamo mettere limti alla provvidenza? Prima o poi arriveranno, meglio premunirsi per tempo. Scherzi a parte, con un prezzo del genere la voglia di togliersi lo sfizio viene proprio.
Mi ritrovo sempre più spesso a riscrivere questa frase, ma è proprio vero: averli avuti 20/30 anni fa strumenti di questo livello, in una fascia di prezzo così bassa. Il rapporto qualità/prezzo è ottimo e la scelta che la gamma offre può davvero soddisfare le esigenze di studenti di qualsiasi genere. Con pochi euri in più si possono avere in versione cutaway e amplificate, aprendo tutto un altro mondo di possibilità.
La serie EVO, a disposizione per il test, ne è la naturale ‘evoluzione’, conservandone le principali caratteristiche, sia pur con alcuni miglioramenti sostanziali. Oltre alla D, la 018 e la Gipsy in esame, la gamma si completa con una baritona e una mini guitar da viaggio (o per ‘cuccioli di chitarrista’), ma anche casa mia ha dei limiti di capienza, per cui…
Nell’articolo di Massimo a cui si faceva riferimento prima sono elencate anche le principali caratteristiche tecniche degli strumenti, quindi eviteremo inutili ripetizioni, a meno che non siano strettamente legate all’esposizione del test.
Evo D Eq
Alla prova pratica la chitarra non delude affatto, anzi. Malgrado lo spessore della cassa ridotto il suono è grosso, con volume e proiezione imponenti. Belli i bassi, molto profondi, ma medi e acuti non sono per nulla ‘indietro’, rilutando definiti e rotondi al punto giusto. Il cedro, come noto, è molto reattivo da subito, con un attacco molto deciso. Curiosamente è poco impiegato su questo shape di strumento, ma la resa è notevole. Il nut da 46 mm e la buona spaziatura al ponte, uniti al tone particolare, la rendono una chitarra molto adatta anche ad essere suonata con le dita. Se si aggiungono i due pin per la tracolla e il sistema di amplificazione on board di serie, il risultato è uno strumento molto versatile, buono veramente per tutte le stagioni e per tutte le situazioni. Il Fishman Isys non sarà di livello esoterico come rilevazione del segnale, ma fa il suo lavoro degnamente ed è utilizzabile in molti contesti senza troppi problemi.
018 CW Eq
Per quanto riguarda la realizzazione, per la 018 si potrebbe ripetere parola per parola il paragrafo che riguarda la D. Costruzione impeccabile, nessuna sbavatura, ottime finiture, pulizia e ordine regnano sovrani fuori e dentro la cassa. Il livello delle finiture in particolare, merita sottolinearlo ancora, è davvero notevole: la sensazione è di uno strumento ‘vero’, ben realizzato, con cura e attenzione ai dettagli. Malgrado la scala corta, una volta imbracciata la chitarra risulta leggermente sbilanciata verso il manico. La cassa è ovviamente più piccola e il gioco dei pesi si sposta leggermente. Poco male, la cosa è appena percettibile e il vero problema sarebbe se succedesse dalla parte opposta, facendo scivolare lo strumento verso il pavimento.
Se la D è la versatilità fatta chitarra, la 018 è il suo esatto contrario: uno strumento nato per essere suonato con le dita, ideale per fingerstyle e dintorni. L’accoppiata cedro/mogano, in questo contesto, è un classico dalle sonorità immediatamente riconoscibili e riconducibili a un certo genere musicale. Non che con il plettro non ce la faccia proprio, anzi uno strumming leggero di accompagnamento al canto non è da trascurare. Ma thumbpick calzato e mano sul ponte sono davvero la dimensione ideale per questa chitarra, che dimostra di avere un’ottima definizione su tutta la gamma sonora, un tono croccante e definito con una bella vena di riverbero naturale che si fa sempre apprezzare.
Anche in questo caso l’Isys è un valore aggiunto, che non fa gridare al miracolo per la resa, ma allo stesso tempo si lascia apprezzare per facilità e immediatezza d’uso.
Gipsy
Proseguendo con coerenza estrema, si sale ulteriormente di livello di specializzazione con uno strumento concepito e ideato esclusivamente per un genere musicale ben definito: il Manouche. Fino a 3 o 4 anni fa trovare chitarre Selmer Style che non fossero appena uscite dalle mani di un liutaio era semplicemente impossibile. Con prezzi ovviamente proporzionati alla realizzazione. E anche oggi, in fascia di prezzo abbordabile, oltre a Eko c’è qualcosa, ma ben poco. Già solo per questo la Gipsy è particolarmente simpatica. Se poi ci si aggiunge la realizzazione impeccabile, la giusta coerenza con gli stilemi del genere e il prezzo estremamente concorrenziale… La simil Maccaferri Grand Bouche di Eko è bilanciata, risuonante e con un suono estremamente calato nel mood che rappresenta. Il manico è squadrato, a scala lunga e con lo zero fret, anche questo aiuta a esprimere sonorità secche, dirette, molto asciutte e quasi sferraglianti. Esattamente quello che ci si aspetta da una chitarra di questo genere.
Confesso che, per una volta, ho provato a vedere se una chitarra Manouche potesse essere ‘sdoganata’ anche per qualcosa di diverso. Ma è inutile, al di là di un po’ di swing, non c’è molto altro che ci si possa fare se non quello per cui è stata concepita. E non è poco.
Eko Mia 018
Il modello ricevuto in prova è la ‘nuova’ 0-18, ma a portata di mano c’era anche una prima serie con cassa a D, per poter fare gli inevitabili paragoni tra le due. Senza cadere nei soliti luoghi comuni del ‘quelle nuove non suonano come le prime’, ‘chi le conosce sa di cosa stiamo parlando’ e altre amenità varie da mercatino musicale.
Zero diciotto quindi, con dimensioni della cassa molto ridotte anche a causa dello spessore, leggermente sottodimensionato, come sul modello originale. La tavola è in cedro massello di buona qualità, in due parti unite a libro, fasce e fondo sono in mogano laminato. Le giunzioni sono ornate da un doppio filetto bianco e nero e da un binding in materiale plastico. Ben realizzato e ben posato, ha un colore avorio antico che ben si sposa con l’estetica dello strumento, al contrario di quello un po’ plasticoso della prima serie. Il bordo sale anche sul manico, realizzato in mogano con tastiera in palissandro, su cui sono perfettamente posati 20 tasti jumbo. L’intonazione è perfetta. La paletta, di dimensioni generose, è marrone scuro con il logo della casa in ivoroid e monta meccaniche senza brand, cromate con palettina color ebano. Svolgono il loro compito in maniera impeccabile. Il ponte in palissandro, in match con la tastiera, racchiude la prima di alcune delle peculiarità di questo strumento. Sono presenti due dadi a brugola che permettono di regolare l’altezza dell’osso in maniera molto semplice e immediata. La chitarra monta di serie un sistema di amplificazione Fishman, il Presys Blend, e il piezo sotto sella è fissato all’osso a morsetto, grazie a questo meccanismo. In modo che non sia possibile che si crei spazi tra i due supporti, con i ben noti problemi alla resa del sistema. Il fatto che, praticamente, il ponte non sia a contatto con la tavola armonica può creare qualche perplessità. Sarà interessante verificare se ci saranno problemi nella resa sonora.
Il manico si inserisce nella cassa al XIV tasto ed è privo di tacco. Sia perché il trussrod, cui si accede dalla paletta, è studiato per intervenire su tutta la tastiera e non solo fino all’innesto, sia per la presenza del Fast Lok. In via di brevetto, questo sistema permette di controllare, semplicemente agendo su una boccola posta sul retro della cassa in corrispondenza dell’innesto del manico, la sua inclinazione ed eventualmente lo sblocco per smontarlo dallo strumento. E’ molto più complicato da spiegare che da fare, a essere sinceri. In pochi minuti, con la combinazione di Fast Lok e ponte regolabile, è possibile fare un set up praticamente perfetto alla chitarra. Magari sperimentando regolazioni un po' estreme, ad esempio con un angolo del manico molto pronunciato è possibile alzare di conseguenza l’osso, mantenendo l’action molto agevole e creando un buon punto di tensione – e quindi di trasmissione delle vibrazioni – sul ponte. Tutto questo, ovviamente, sulla prima serie non c’era.
Ma veniamo alla prova pratica. Appena imbracciata, la chitarra risulta leggermente sbilanciata verso la paletta, quasi inevitabile viste le dimensioni della cassa. Non una cosa tragica comunque. Anzi, si avverte appena. D’altro canto, la piccolina risulta davvero comoda da imbracciare e, vista la regolazione del manico semplice e immediata, sembra di averla per le mani da sempre. Al primo accordo, il solito Mi in prima posizione, tutte le perplessità su spessore della cassa e conformazione del ponte spariscono: la chitarra suona, eccome. Come per la vecchia serie, la prima cosa che colpisce è il volume, assolutamente inaspettato. E non è tutto fumo, c’è anche sostanza. Il tono è articolato, seppur leggermente compresso – ma non è per forza una cosa negativa – con un ottimo equilibrio su tutta la gamma. Strumento ideale per il fingerstyle, sia per dimensioni che per lo shape del corpo, anche se, come spesso accade per chitarre di questo tipo, si presta bene anche a un strumming leggero di accompagnamento. Il sistema di amplificazione montato dalla casa fa egregiamente il suo lavoro, complice anche il microfononino a capsula, integrato nel pre montato sulla fascia superiore. La resistenza al feedback è notevole, merito anche delle vituperate fasce/fondo in laminato.
Si potrebbe ripetere quasi parola per parola quanto già detto in merito alla prima serie: ottimo rapporto qualità/prezzo, ottima costruzione, buoni materiali e soluzioni tecniche davvero interessanti. Chitarra ideale per… tutti: per chi comincia, per chi la vuole come muletto, da consigliare all’allievo che può acquistare uno strumento serio senza rischiare di essere sbattuto fuori casa. Rispetto alla prima serie, le nuove Mia sono più curate nei dettagli e nelle finiture con il plus di una regolazione del set up assolutamente user frendly.
Speriamo solo che il distributore non si accorga che ho infilato nella custodia quella ‘vecchia’ e mi sono tenuto la 0-18.
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