Ecco, questo è il tipo d articoli che chi fa questo lavoro non vorrebbe mai scrivere. Perché frequentando un ambiente 'chiuso' come quello della chitarra acustica, un po' come capita anche in altri ambiti, la frequentazione con gli 'attori principali' dopo un po' di tempo si trasforma in amicizia o almeno in conoscenza approfondita. Paolo Giordano, per la mia esperienza, era una persona gentile, intelligente e pacata, una di quelle perone con cui è un piacere avere a che fare. E che reincontri con gioia anno dopo anno ai festival. Penso di averlo intervistato almeno 5 volte negli ultimi dieci anni, oltre ad aver recensito tutti i lavori che ha pubblicato: Quella che riporto qui sotto è stata pubblicata su AXE nel 2004,mi sembr il modo migliore per celebrare Paolo e il suo entusiasmo nel vivere la musica e la chitarra
Scheda Biografica
Nel '91-'92 prende parte al Tour "Cambio" di Lucio Dalla, aprendo il concerto con un medley di proprie composizioni. Lo stesso Dalla ha definito Paolo "uno dei migliori chitarristi europei".
Nel 1992 prende parte all'International Guitar Master di Torino, con Pete Seeger e Egberto Gismonti , Albert King, Leo Kottke , etc. Nello stesso anno partecipa al festival delle nuove sonorità "Time Zones" a Bari con, tra gli altri, Ralph Towner . Nel 1993 è stato uno degli artisti di punta della Convention francese dell'ADGPA (Atkins-Dad“ Guitar Player Association) ed alla fine del '94 ha pubblicato il suo primo album " Paolo Giordano" , Step Musique/New Sounds, che ha ricevuto entusiastiche recensioni da parte dei maggiori critici musicali italiani ed europei. Hanno preso parte alla realizzazione del disco il bassista Michael Manring , il percussionista Michael Spiro e Patti Cathcart, voce del famoso duo Tuck & Patti.
Nel '95-'96 oltre a svolgere un'intensa attività didattica e concertistica, Paolo ha collaborato al disco di Biagio Antonacci "Il Mucchio", accompagnandolo anche nelle principali trasmissioni televisive.
Nel 1997 ha effettuato un Tour in Germania, ottenendo un lusinghiero successo ed ha lavorato con Davide Riondino nella sua produzione teatrale. Innumerevoli sono state le sue partecipazioni a trasmissioni televisive, tra cui si citano: Help! condotto da Red Ronnie su TMC; Good Vibrations condotto da Ezio Guaitamacchi su Tele+3; Unomattina con Lucio Dalla su Rai1, ecc.
Nel 1999 la fama del "chitarrista acustico funambolico" si sposta anche negli Stati Uniti dove, dopo brevi apparizioni nel corso dell'anno, Paolo è atteso per un vero tour che si svolge nel corso del 2001.
L'anno 2000 vede l'uscita del secondo lavoro discografico "Kid in a toy shop " sempre per la Step Musique e con la presenza di musicisti straordinari come Michael Manring al basso, Jacqueline Perkins alla voce, Alex Acuna alle percussioni. Il disco è l'espressione della raggiunta maturità di Paolo: una sintesi tra virtuosismi, ricerche di sonorità avanzate e grandi sentimenti nella composizione d'autore. Viene presentato in Italia con un tour di grande successo. che vede aanche la presenza di Michael Manring e di Jacqueline Perkins.
Nel gennaio 2001 Paolo si esibisce nello spettacolo "All Star Guitar Night” durante l'esposizione NAMM a Los Angeles. Nella primavera riscuote positivi commenti per lo show tenuto in occasione dell'Acoustic Guitar International Meeting a Sarzana.
Nel gennaio del 2002 primo tour negli Stati Uniti dove, dopo concerti e show radiofonici, Paolo viene chiamato nuovamente in estate in duo con Manring.
Assistere a un'esibizione di Paolo Giordano è un'esperienza che lascia il segno. Il primo impatto, inevitabilmente, fa venir voglia di andare a cercare chiodo e martello per sistemare definitivamente la propria chitarra. La sua tecnica, che fonde in maniera unica e originalissima le lezioni Hedges, il fingerpiking tradizionale e il tappig (!) a più dita, ha un impatto emotivo fortissimo. Se si riesce ad andare oltre, poi, si scopre un raffinato compositore, una delle migliori "anime" musicali in circolazione.
La musica di Paolo, nutrita anche da studi classici, va oltre le sue fonti di ispirazione anche se sono rintracciabili nelle linee melodiche e nelle immagini evocate. La sua tecnica straordinaria, che ha suscitato l'ammirazione del gotha della critica musicale internazionale, non è mai fine a se stessa, ma è al servizio dei sentimenti e delle emozioni che vuole comunicare. Proprio in un recente tour americano, alla fine di un suo concerto, Freddie House, Master of Ceremonies per la Convention 2002 della AFG, la Association of Fingerstyle Guitarists, ha chiesto, tra l'impressionato e l'incredulo: "Is it legal to play like this in the States?".
Cominciamo dalle cose serie, come sta l'erede?
Bene, benissimo. È una splendida bimba che ha appena compiuto sei mesi e mezzo. Sono al settimo cielo. Una di quelle cose che ti cambiano la vita, ti apre gli occhi.
Allora ricominceremo a riverti in giro un po' più spesso?
Assolutamente sì. Nell'ultimo anno ho ridotto al minimo i miei impegni, proprio per godermi fino in fondo la paternità, ma adesso comincio a sentire la strada che mi chiama.
Come sta andando questo mini tour con Michael e Jaqueline?
Alla grande. Marning rimarrà in Italia solo una settimana, e abbiamo deciso di sfruttarla al massimo. Clinic il pomeriggio, concerto la sera. A Padova c'era un mare di gente, incredibile oer un martedì sera. E anche a Sarzana abbiamo avuto un ottimo riscontro.
Ho visto il vostro spettacolo 2 anni fa all'Acoustic Meeting, cosa c'è di nuovo in quello che state portando in giro adesso?
Mah, sicuramente c'è un po' più di jazz. Anche se è difficile da dire, stiamo cambiando continuamente la scaletta...
Così evitate di annoiarvi?
Anche ma, soprattutto, all'epoca, eravamo più legati al repertorio del disco, che era appena uscito, adesso siamo un po' più “cani sciolti”. Stasera, in particolare (si tratta del concerto al Folk club del 14 febbraio) voglio provare anche un paio di brani con la harp guitar. È un annetto che ci studio sopra, e sto cominciando ad arrivare dove voglio.
Immagino sarà un approccio alla chitarpa, alla “Giordano”, non certo in stile Stephen Bennet o Muriel Anderson?
Si, certo. Non ho presente come Muriel suoni la harp, ma siamo lontani anni luce da Bennet. Anche sulla lap steel, ultimamente, sto sperimentando nuovi brani, sempre mediati con il mio stile
Come avete gestito l'interplay tra strumento acustico ed elettrico e, soprattutto, l'impatto del vostro “strano modo di suonare”... è una definizione tua se non sbaglio, all'interno di un gruppo?
In assoluta libertà, senza nessuno schema prefissato. Del resto, specie nei brani strumentali, per il basso c'è un ampio spazio, sia di registro che di melodia, per cui non facciamo nessuno sforzo a trovare il giusto equilibrio. È vero che ormai conosco Michael così bene, che potrei quasi immaginare come potrebbe interpretare e arrangiare un certo brano, al punto di suggerirgli io qualcosa. Ma è successo una sola volta, in cui avevo in testa un obbligato di basso che ho voluto a tutti i costi inserire. Per il resto preferisco che sia lui a sorprendermi, e viceversa.
Siete comunque due personalità forti, due “one man band” abituati a dominare la scena, non avete problemi in questo senso?
Al contrario, proprio per questo siamo in gradi di creare il giusto equilibrio, in perfetto rispetto degli spazi reciprochi. E in questo contesto, in cui la voce di Jaquelinne deve, giustamente, essere in primo piano, è ancora più semplice limare gli arrangiamenti. Noi miriamo ad ottenere il suono di una band, anche se siamo solo in due, per cui di spazione ne abbiamo, eccome. Fondamentalmente, poi, io e Michael siamo amici da una vita, ci conosciamo e ci intendiamo alla perfezione.
Sembra comunque incredibile che due solisti, perché questo siete, riescano a trovare un equilibrio tanto perfetto.
Il segreto sta nel riuscire, continuamente, a stare dentro a quello che si sta suonando e, al tempo stesso ascoltare l'altro. Dentro e fuori, dentro e fuori continuamente, per trovare ill giusto equilibrio.
Quanto influisce sul tuo modo di comporre e arrangiare l'uso di accordature alternative?
Solitamente l'accordatura, per me è un colore, è uno strumento che utilizzo per comporre, come se dipingessi. E, a volte, è l'accordatura che mi guida, altre ancora sono io che cerco la sonorità che mi serve, che ho in testa. Sono arrivato al punto di sentire delle chitarre scordate, magari di qualcuno dei miei allievi, e di segnarmele, magari solo come punto di partenza su cui lavorare. L'accordatura alternativa non è un modo per semplificarsi la vita in fase esecutiva, ma serve ad aprirsi a soluzioni nuove, differenti. C'è poi da considerare l'aspetto tecnico, utilizzando tapping, armonici a percussione, che sono altri “colori” che posso usare per comporre, tutto insieme deve trovare il suo giusto equilibrio.
A suo tempo, mi aveva colpito molto il titolo del tuo ultimo disco, “Kid in a toy shop”, è un'indicazione sul tuo modo di vedere e affrontare la vita e la musica?
Sì, certo. È la capacità di meravigliarsi di fronte a tutto. Un bambino, in un negozio di giocattoli, cerca di prendere tutto, di toccare tutto. E per me, questa è la strada giusta per affrontare la vita e il quotidiano. Che mi sono trovato a seguire, quasi senza volere, ma che mi porta una grande dose di ottimismo. Senza esagerare, ovviamente, ma conservando la capacità di stupirsi, ogni giorno, di quello che ti sta in torno, senza dare niente per scontato.
A proposito, che fine ha fatto il disco, mi sbaglio o non ha avuto molta distribuzione?
Lascia stare, forse sono alla fine della questione con la mia etichetta. Probabilmente a breve, un mese, un mese e mezzo, rileverò master e copie stampate e potrò gestirmi autonomamente la distribuzione. Sono tempestato di richieste, via Internet e ai concerti, e non posso farci nulla.
Artisticamente a che punto ti senti di essere arrivato? (domanda marzulliana)
Sono appagato. Sono felice per quello che faccio, del contatto che ho con la gente. Certo, anche questo è frutto di una maturazione, anche abbastanza recente. Fino a dieci, quindici anni fa avevo altre aspirazioni, che sono quelle di qualunque musicista... la rock star. Un po' è stata la vita, un po' è stata la situazione contingente della chitarra acustica in Italia, sono state batoste, ma detto con il sorriso sulle labbra, che mi hanno fatto maturare e apprezzare quello che ho fatto. Adesso preferisco continuare per la mia strada... Ad esempio, tempo fa ci sono stati contatti con Steve Vai e la sua etichetta...
La Acoustic Favored Nation?
Sì. Mi ha contattato dicendomi quanto gli era piaciuto il mio primo disco, inserito stabilmente nella sua personale top ten d'ascolto. L'ho poi incotrato a Roma, e se ne è parlato molto. Certo, un altro, magari, faceva i bagagli e si trasferiva in America di corsa, per dare seguito alla cosa. Io preferisco stare quà e aspettare. Per il momento sono contento di come vanno le cose.
Non mi sembri, comunque, uno che sta a dormire sugli allori. Sarai appagato, ma non mi sembra che ti manchino gli stimoli?
Sono sempre pronto ad affrontare ad affrontare nuove sfide, nuove collaborazioni. Anche nuovi studi. Come ti accennavo prima, sto provando delle cose nuove sulla chitarra arpa, una meraviglia costruita da Davide Castellaro, che approccio con il mio modo "strano" (risate). Questo è uno scherzo con Michael che va avanti da anni, lui è "il tipo strano del basso, io "quello strano con la chitarra". Poi sto studiando un paio di brani con slide e tapping assieme, abbastanza blues. Sempre con questa tecnica sto preparando anche alcune rivisitazioni, tipo Maniac Depression di Hendrix.
Che sono sempre un buon modo, le rivisitazioni intendo, per mediare la chitarra acustica a un pubblico più vasto, vero?
Sì, assolutamente. Per quando suono all'estero, invece, sto preparando due cover storiche, Malafennima e O' Sole Mio (altre risate).
Guarda caso sono le stesse che propone Peppino D'Agostino, anche se lui le suona con il guitar sinth.
Ma dai, non lo sapevo. O meglio, sapevo solo di O' Sole Mio, l'abbiamo suonata assieme a San Francisco, durante uno spettacolo radiofonico molto importante. Abbiamo quasi fatto piangere il conduttore, è arrivato un delirio di telefonate, una cosa pazzesca.
Visto che siamo in argomento, parliamo un po' delle tue chitarre e della amplificazione?
Per questo tour sto usando una Larrivée, che è lo strumento principale, in diretta sull'impianto, con solo un pedale del volume in mezzo. È amplificata con un Duett della LR Baggs. Poi ho una Metelli, che monta una corda da basso al posto della sesta corda, amplificata Schetler, che ha sostuito una Seagull che mi ha accompagnato per anni.
In un'intervista recente Dan Crary ha detto che secondo lui le chitarre che vengono costruite oggi sono le migliori di sempre, sei d'accordo o sei un amante del vintage a tutti i costi?
Io sono un vintagista, anche se non riesco a giustificare i prezzo che ha raggiunto il mercato. Certo che alcuni strumenti hanno un fascino...
Non so se hai visto, la Line 6 sta per lanciare la Variax acustica, cosa ne pensi?
Non ne ho proprio idea, di cosa si tratta?
Mah, secondo quanto dichiarano, si tratta di una chitarra acustica, che oltre a emulare il suono di una dozzina di strumenti famosi, permetterà di cambiare in tempo reale l'accordatura, via software e su parametri forniti dall'utente, e di modificare al volo il diapason a salire e a scendere. Un po' quello che Fleishmann sta cercando di fare da anni con i suoi motorini passo passo...
Mi sembra, molto, molto interessante. Sai, nella sperimentazione mi ci butto, è un po' il mio habitat naturale. Certo che è da provare, spero solo che non sia deludente come tante altre cose che ho visto in questi anni
Qualche consiglio per chi vuole fare il musicista “da grande”?
È dura. Non c'è niente da fare, è dura. A mi capita anche troppo spesso, con i miei allievi quando arrivano attorno ai 18/20 anni, di sentirmi dire: ho finito la scuola, ora faccio il musicista. No, tu fai l'università, continui a studiare musica, ma ti crei un futuro. Oppure te ne vai in America a studiare, magari al GIT, o ancora, fai il conservatorio. In Italia la mentalità da "pezzo di carta" è ancora troppo forte, qualcosa devi avere. Per fare professione, in senso stretto, è necessario essere molto versatili, è una cosa che può sempre giocare a favore, e poi... gettarsi nella mischia.
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