Una delle regole auree del giornalismo, non solo musicale è – o dovrebbe essere – quella di non parlare mai in prima persona. Anzitutto per non incorrere nell’inevitabile ‘ecchissenefrega’ (o in uno ‘sti cazzi’ per chi abita nella capitale) sempre in agguato, ma soprattutto per dare un tono più autorevole al discorso. Regola a cui noi di Chitarra Acustica contravveniamo spesso, in verità. Perché c’è molto di ‘personale’ nel rapporto con lo strumento che sviluppiamo suonando in acustico e spesso è giocoforza adottare questo taglio. Ora, visto che mi trovo a parlare di una cosa estremamente personale, mi perdonerete se anch’io mi adeguo a questo costume poco nobile. Ma a parlare di unghie in tono aulico poco mi ci trovo. Cercherò almeno di tenere un contegno virile, anche se non è facile.
L’unghia è uno dei crucci principali del chitarrista acustico: con o senza, lunga o corta, a cupola o a taglio… le variabili sono parecchie. Ma di base ci vuole un’unghia su cui lavorare. E spesso non è così scontato. A parte chi se le mangia, molti le hanno fragili, molli, che si sfogliano. Anche chi, come il sottoscritto, ha degli artigli tipo ‘armi improprie’ comunque corre il rischio di incorrere in rotture accidentali. All’inizio del 2000, uno dei primi chitarristi che ho visto sfoggiare unghie artificiali è stato Don Ross, che portava delle vere ‘zanne’, ma è una pratica che si è rapidamente diffusa a tutti i livelli. Con esiti spesso disastrosi, perché l’applicazione di queste ‘protesi’ con resine di vario tipo ha l’effetto di non far respirare l’unghia vera sotto e quindi di peggiorare drasticamente ciò spesso che è già pessimo di suo. Rischia di diventare una sorta di dipendenza: una volta entrati nel tunnel delle resine non se ne esce più.
Quindi, quando ho ricevuto la chiamata di Walter Lupi che mi chiedeva di dare un’occhiata al Guitar Nails Kit della Phaesus Sa, cui ha contribuito alla progettazione, un po’ ho tentennato. Ma se Walter ci ha messo la faccia (e le mani) ho deciso che io potevo anche sacrificare i miei artigli e fare l’esperimento. Una volta arrivato il pacchettino, che contiene protesi di varie misure, bi adesivo pretagliato e non, lima, bastoncino per cuticole e solvente, mi sono reso immediatamente conto che da solo, a lavorare con la sinistra, non ne sarei mai venuto fuori (se non con esiti disastrosi). Per cui ho ingoiato l’orgoglio e ho chiesto a mia moglie di aiutarmi… ne pagherò le conseguenze per parecchio. Scherzi a parte, l’operazione di fissaggio non è velocissima, ma risulta molto semplice: si mette la mano a mollo per un po’, si tolgono le cuticole (le pellicine che ricoprono le unghie), si sceglie la dimensione adatta delle protesi e, dopo aver applicato il bi adesivo, si fissano. Poi si lavora di forbice e lima per ottenere il risultato desiderato. Se le protesi vengono preparate con attenzione, prima di essere applicate, modellandole con la lima, il risultato finale sarà sicuramente di qualità superiore, perché il biadesivo lavora decisamente meglio se non ci sono punti di scarsa aderenza. Parlo per esperienza personale, avendo rifatto il lavoro due volte.
Alla prova pratica, il risultato mi ha decisamente sorpreso. Anzi, mi scoccia un po’ ammetterlo, ma il suono delle unghie finte mi è piaciuto più di quello ottenuto dalle mie. Malgrado quanto sono fiero dei miei artigli. Più volume, più dinamica, un ottimo attacco e, cosa più importante, nessuna fatica a sentirle ‘mie’ e non come un corpo estraneo.
Al momento della rimozione, una volta eliminati i residui di bi adesivo con l’apposito solvente, le condizioni dell’unghia sotto erano praticamente invariate. E il merito è proprio di questo componente, studiato sia per ottenere un fissaggio ideale che per far respirare quell che sta sotto. La mia prova è durata settimane, non mesi, quindi le osservazioni in merito vanno tarate su questa lunghezza.
In conclusione, si tratta di un ottimo prodotto. La risposta alle preghiere di molti e un’utilissima ruota di scorta anche per chi, benedetto da madre natura, può sempre trovarsi con un’unghia in meno 10 minuti prima del concerto. Certo, se si è decisi a tenerle in pianta stabile è meglio pensare a un trattamento anche estetico, perché da vedere, al naturale non sono un granché. Un consiglio: non fumatici sopra. Anzi non fumate proprio, che fa male. Ma se proprio dovete, non con la mano con le protesi, il calore intenso qualche conseguenza la può portare… E capire come faccio a saperlo non è difficile da intuire.
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