FENDER CD280 SCE NAT e CD SELECT 1 NATURAL

 


Al contrario del suo epigono Gibson, Fender non è mai riuscita a lasciare un segno nel mercato della chitarra acustica. Certo, i discendenti del buon Orville in questo campo possono vantare un blasone inarrivabile e qualche lustro in più di esperienza. Ma la testardaggine e la costanza non sono mai mancati agli ‘eredi’ di Leo, che in questo senso è stato sicuramente un’ispirazione. Allo stesso tempo, lo standard delle produzioni orientali, quella cinese in particolare, si sono progressivamente alzati negli ultimi anni raggiungendo livelli degni nota. Non stupisce quindi che il catalogo delle acustiche Fender abbia, attualmente, un’offerta molto ampia con prezzi decisamente abbordabili. Con alcuni esperimenti di design anche interesanti, come le serie Sonora o Dick Dale Malibù.


Per toccare con mano il nuovo corso della casa di Corona, però, abbiamo preferito andare sul classico, che più classico non si può. La CD 280 è una dreadnough dal disegno tradizionale, a spalla mancante e con amplificazione Fishman di serie. Per la scelta dei legni siamo andati sul sicuro: abete massello per la tavola in due parti unite a libro, chiarissimo e molto compatto, con mogano – laminato – per fasce e fondo. Molto scuro e venato, gioca un bel contrasto con il piano, evidenziato da un triplo filetto B/W/B realizzato senza sbavature. Il ponte, dalla forma lineare, è in palissandro come la tastiera, che monta 21 tasti ben posati e rifiniti sul manico in mogano. I segnatasti sono i classici dot a pallino. E’ presente sulla fascia superiore il secondo pin per l’attacco della tracolla. Un problema in meno per chi deve suonare in piedi. La paletta, con la tradizionale sagoma della casa e l’immortale logo in abalone, è ricoperta in mogano. Le meccaniche, senza marchio, sono cromate e svolgono eregiamente il loro compito. All’interno della buca troviamo l’accesso al trussrod e un’assoluta pulizia. Le dotazioni di serie sono piuttosto spartane – niente custodia tanto per intenderci – ma comunque un po’ sopra la media: nella scatola ci sono un chiodino di riserva, una selletta supplementare e un cavo jack.

Nel complesso la sensazione è molto rassicurante, si tratta uno strumento realizzato secondo canoni molto tradizionali, costruito con cura e con materiali di buona qualità a un prezzo interessante.


La chitarra è molto leggera e il bilanciamento dei pesi è ottimale. Si imbraccia bene, sia da seduti che in posizione eretta. Il manico ha una sezione a D corposa, ma non ingombrante. Riempie bene la mano senza creare problemi. L’intonazione è precisa e accurata lungo tutta la tastiera. Il suono rispecchia fedelmente le basi del progetto: dread che più dread non si può. Medi in evidenza, bassi corposi e presenti, cantini un po’ indietro e non troppo squillanti. Molto sensibile alla dinamica della mano destra, è sicuramente una chitarra da plettro con una particolare predilezione per bluegrass e country. Senza essere ‘boomy’, ha un taglio di frequenze particolarmente adatto a bucare nel contesto di una band. L’amplificazione di serie e la spalla mancante, del resto, fanno proprio intendere una precisa vocazione dello strumento in questo senso. Più che con le dita, la CD 280 si presta bene anche a essere suonata in tecnica mista, con una buona resa, soprattutto in accompagnamento alla voce.

Il Presys, che ha sostituito il glorioso Classic della Fishman, è un sistema economico ma da comunque delle garanzie. Versatile, efficace e con tanto di accordatore on board con mute della chitarra incorporato. La placca dei controlli è di dimensioni contenute, ma il display del tuner è ben visibile e facilmente utilizzabile. Una volta collegata all’amplificazione, le caratterisce essenziali del suono vengono riprodotte in maniera fedele e rispettose della timbrica originale. Fasce e fondo in laminato e l’assenza di microfoni nel preamplificatore sono molto utili a ridurre il rischio di feedback che, per chi suona in un contesto un po’ affollato, è sempre in agguato.

Nel complesso di tratta di una chitarra estremamente azzeccata, magari non proprio destinata a entrare tra le icone del secolo, ma funzionale e con ottimo rapporto qualità prezzo. Con una precisa vocazione plug & play, soprattutto sul palco, senza farsi tanti problemi. Solo una decina di anni fa, avere strumenti di questo livello con un costo così contenuto era semplicemente impensabile.


Il mercato della chitarra acustica in questi ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale e gli ‘eredi’ di Leo non possono certo rischiare di restare al palo. E, come spesso accade, ogni tanto è necessario ricominciare da capo e riprendere tutto dall’inizio. Così Fender Acoustic ricomincia a ‘giocare’ in casa, facendo ripartire la produzione made in USA per le acustiche, con due serie di chitarre – in tiratura limitata e con caratteristiche particolari - che dovrebbero fare da apripista per nuovi progetti. Non una notizia da poco: le ultime costruite sul suolo patrio risalgono ai primissimi anni ’90, quasi vent’anni fa.


La CD Select 1 Natural è stata realizzata in soli 30 esemplari in tutto il mondo. Quella arrivata nelle nostre mani è la numero 9, una delle pochissime disponibili per il mercato italiano. All’interno della bella custodia rigida in dotazione, infatti, c’è un certificato di autenticità che ne attesta la tiratura limitata. Oltre a una bella dotazione di accessori: una tracolla in pelle, un umidificatore Planet Waves e un kit Fender per la cura e la pulizia dello strumento. Non sono cose che fanno suonare meglio la chitarra, ma sentirsi ‘coccolati’ fa sempre piacere. Si tratta di una dreadnough a spalla mancante realizzata interamente con materiali di prima scelta, di ottima qualità e naturalemente solo in massello. La tavola è in abete, con una bella colorazione leggermente virata sull’arancione che farebbe pensare quasi all’Adi, anche se non ci sono indicazioni specifiche in proposito. Fasce e fondo sono realizzate in acero, molto marezzato e figurato. Le giunzioni del corpo sono ornate da un sottile bordo di Ivoroid. Il manico, con binding bianco, è in mogano e monta tastiera in palissandro, con i consueti segnatasti a pallino, che richiamano la bordatura del corpo. Il ponte, dal design molto classico, è in match con la tastiera, realizzato in palissandro. La paletta è impiallacciata sempre in palissandro e monta meccaniche (probabilmente Grover) dorate prive di marchio. Anche gli end pin per la tracolla, sia quello inferiore – che serve anche da ingresso jack per l’amplificazione – che l’altro, montato sulla spalla superiore invece che nella consueta posizione sotto tacco, sono dorati.


L’accesso al trussrod, del tipo a doppia azione, è alla buca. Ficcanasando da queste parti, non si possono non notare due dettagli importanti: la realizzazione dello strumento è impeccabile anche nelle zone non a vista, niente sbaffi di colla o altro, e il posizionamento dei controlli dell’amplificazione è all’interno della buca, senza ‘citofoni’ antistetici sulla fascia superiore. Il disegno delle incatenure è originale, mutuato dal tradizionale formato a X, spostato (shifted) però verso il basso. Nel complesso, di primo acchito, se ne ricavano ottime sensazioni. Strumento ben realizzato con materiali di qualità e con perizia.

Piccola considerazione personale: noto con piacere che, almeno da un anno a questa parte, gli strumenti arrivano per le prove quasi sempre con un buon set-up. Se in passato trovare una chitarra suonabile subito, a cui si sarebbe cambiato nulla o quasi, era una vera rarità la tendenza attuale si è assolutamente invertita e ricevere strumenti non in quadro sta diventando l’eccezione anziché la regola. Grazie a Dio. E’ un segno di attenzione e rispetto per i potenziali acquirenti, oltre che il sistema migliore per far rendere al meglio la chitarra. Chiusa parentesi.

Complice, appunto, l’ottima regolazione della chitarra si può fare amicizia abbastanza alla svelta con questa Fender a stelle e striscie. Che non tradisce assolutamente ne origini ne tanto meno vocazione: è una dred vera. Con una notevole botta sulle basse, che si giovano particolarmente dell’acero della cassa che le asciuga – eliminando l’effetto ‘boomy’ – senza togliere corpo. Medie in evidenza, secche e immediate, cantini leggermente indietro, ma molto rotondi e ben definiti. Chitarra da plettro, non ci sono dubbi, che apprezza anche sollecitazioni piuttosto energiche. Una macchina da strumming, ideale per country e blue grass, oltre al cantautorato più tradizionale. Anche con le dita suona bene, per carità, ma ha bisogno di una mano abbastanza decisa. Magari con i pick calzati.

Il Sonitone della Fishman montato di serie non è esattamente un rilevatore di alto livello ma, come non ci stanceremo mai di ripetere, è l’accoppiata tra sistema è chitarra la cosa più importante. Che in questo caso si rivela estremamente azzeccata. Sia pur nella sua semplicità, il pick up rende giustizia alla CD in maniera egregia, anzi, al di là di ogni aspettativa. Di solito, quando bisogna alzarsi per controllare se il volume dell’ampli non è a zero, vuol dire che le cose funzionano bene.

Se il buongiorno si vede dal mattino, Fender è sicuramente sulla strada giusta per ritagliarsi il suo spazio anche in un mercato in cui ha sempre fatto fatica a entrare. E il fascino del ‘pezzo unico’ o quasi è innegabile.




Scheda tecnica

Tipo: Chitarra acustica

Costruzione: America

Top: Abete massello

Catene: Abete

Fasce e fondo: Acero massello

Manico: Mogano

Tastiera: Palissandro Indiano

Ponte: Palissandro Indiano

Binding: Ivoroid

Meccaniche: Cromate

Amplificazione: Fishman Sonitone Sound Hole System

Larghezza al capotasto: 43 mm

Distanza Mi-mi al ponte: 56 mm

Scala: 650 mm

Tasti: 20


Scheda tecnica

Tipo: chitarra acustica

Costruzione: Cina

Top e catene: Abete

Fasce e fondo: Mogano

Manico: Mogano

Tastiera: Palissandro

Ponte: Palissandro

Battipenna: nero

Binding: B/W/B

Meccaniche: Fender

Amplificazione: Fishman Presys

Larghezza al capotasto: 44 mm

Larghezza al ponte: 56 mm

Scala: 650 mm

Tasti: 21

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