SIGMA GJA-SG200 GRAND JUMBO

 


Sigma è una strana creatura,frutto della globalizzazione più estrema. Nato in Giappone negli anni ‘80 come spin off di Martin – quindi di una casa americana – il marchio è stato ‘riesumato’ pochi anni fa da un’azienda tedesca che ha delocalizzato la produzione in Cina… per ricominciare a produrre i ‘cloni’ delle origini, in modo da chiudere il cerchio. Cosa che per altro gli riesce anche molto bene, come abbiamo più volte avuto modo di toccare con mano negli ultimi tempi. Ora Sigma ha deciso di rivolgersi anche ‘all’altra metà della mela’, mettendo in commercio una nuova linea, palesemente ispirata alla produzione Gibson. Incuriositi, abbiamo subito voluto testare uno dei primi modelli arrivati in Italia.



La GJA-SG200 ricevuta in prova è il top di gamma della serie SG, ‘ispirata’ alla celeberrima J200, che di sicuro non ha bisogno di presentazioni. Essendo stato un (felice) possessore di tale esemplare Gibson per molti anni, ho termini di paragoni concreti e reali. L’impatto estetico è notevole: paletta a parte, le due chitarre sono praticamente identiche. Il che implica, oltre alla scelta di materiali di buon livello, anche una cura delle finiture quasi maniacale. La tavola è in abete massello, con fasce e fondo in acero fiammato. Che non sarà in materiale ‘nobile’ ma esteticamente è notevole e con la verniciatura lucida
sunburst fa la sua bella figura. Il manico è in mogano, con tastiera in palissandro abbellita ovviamente da segnatasti a ‘corona’ in perloid. Il ponte ha la caratteristica forma moustache con inserti in perloid, che può piacere o meno, ma è imprescindibile. Come pure il grosso battipenna decorato a motivi floreali… non poteva mancare. Binding ricco e ben realizzato su tutte le giunzioni e sul manico a completare un’immagine che definire iconografica è quasi riduttivo. Ovviamente anche il copyright ha la sua ragion d’essere, per cui è la paletta l’unico tratto distintivo della Sigma, con il suo logo in evidenza e la forma originale. Anche le meccaniche non sono ‘coerenti’, con le loro palettine dorate. Svolgono il loro compito alla perfezione, ma sinceramente un po’ la mancanza del ‘tulipano’ si fa sentire.

Nel complesso la chitarra è realizzata in maniera impeccabile, senza sbavature o difetti di sorta. La distribuzione dei pesi è ideale: quando si imbraccia una chitarra da seduti e sta su da sola – per quanto mi riguarda – si parte subito con il piede giusto. Malgrado le dimensioni, la chitarra è leggera e comoda da imbracciare, e l’ottimo set up con cui è stata consegnata è un altro di quei dettagli che aiutano a fare amicizia più facilmente.

Mentre cerco di ricordarmi perché cavolo ho venduto la mia Gibson, passiamo alla prova pratica. E rispondiamo subito al quesito principale: suona anche come la J200? No… ma quasi. Il suono non è quello tipico delle jumbo, ma mantiene una discreta corposità anche sulle medie, pur giovandosi di una discreta ‘botta’ sulle basse e una bella rotondità sui cantini. Equilibrata, molto responsiva e dinamica, la GJA è estremamente versatile e duttile. Si ‘piega’ bene alla mano del musicista e ben si adatta praticamente… a tutto.

Certo, rispetto alla ‘musa ispiratrice qualcosa manca: una certa complessità di tono, una rotondità tutta particolare sulle basse (quel tono che caratterizza così fortemente Gibson), ma costa anche meno di un terzo, quindi qualcosa le si può anche perdonare. Il Fishman Sonitone montato di serie è un bel plus, senza ‘citofono’ sulla fascia non rovina l’estetica della chitarra e aggiunge una certa predisposizione al palco per una chitarra che già di suo è molto versatile.


In conclusione, bello strumento con molte caratteristiche assimilabili al modello di riferimento. Il rapporto qualità/prezzo c’è, il suono anche… non resta che provarla.




Scheda tecnica

Tipo: acustica

Tavola: Abete massello

Fasce e fondo: Acero fiammato

Manico: Mogano

Tastiera: Palissandro

Finitura: lucida sunburst

Scala: 645 mm

Capotasto: 44,5 mm

Pick-up al ponte: Fishma Sonitone

Controlli: Volume e Tono


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