Fabio Ragghianti e Iacopo Nesi sono due nomi molto noti della liuteria italiana. Si sono fatti conoscere e apprezzare negli anni per la qualità dei loro prodotti, che non è mancata occasione di apprezzare durante le varie mostre di settore. Con l’obbiettivo di aprire ad un mercato più ampio, la collaborazione tra i due artigiani si è concretizzata con la progettazione di una linea di chitarre – per il momento una acustica e una classica – realizzate in Cina da commercializzare nel nostro paese con il marchio Ragghianti Guitars. Non è poi quella grande novità, anche per i piccoli costruttori di casa nostra e, prima di storcere il naso a priori, vale la pena approfondire un po’ il discorso: i legni, tutti masselli, provengono dal Canada, a parte il palissandro indiano ovviamente, e vengono selezionati dai liutai prima di essere messi in produzione. La costruzione degli strumenti avviene in un laboratorio che, in nessun caso, si può definire fabbrica. Ragghianti e Nesi si sono recati di persona sul posto per verificare la modalità di lavorazione, ampiamente manuale, e le condizioni di vita degli operai. Una volta terminate, le chitarre passano a ‘bottega’ per un attento controllo qualità e il set up finale, prima di essere consegnate ai negozi o direttamente agli acquirenti. I punti vendita saranno una selezionata cerchia di rivenditori autorizzati, ma sarà sempre possibile fare riferimento al laboratorio per eventuali messe a punto. Va un po’ meglio, vero? E un’occhiata merita dargliela, sia per alcune soluzioni costruttive molto interessanti, quanto per il prezzo di vendita, decisamente competitivo.
Acustica
Descrizione
La Ragghianti Acustica, di base, è un modello OM a spalla mancate con amplificazione on board. Bella la tavola in Sitka, di ottima qualità, con venature molto sottili, che si congiunge alle fasce con un binging a filetti bianchi e neri realizzato in maniera ineccepibile. Anche all’interno della cassa la pulizia regna sovrana, con incastri precisi e senza eccessi di colla. Il poggia braccio realizzato sulla parte alta della cassa è applicato, non ricavato a incastro sulla giunzione, ma fa il suo lavoro egregiamente. Uno di quei dettagli che una volta provati ti fanno venir voglia di dire ‘mai più senza’. Il fondo della cassa è montato senza le tradizionali catene trasversali, grazie alla curvatura realizzata pressando in forma due strati sovrapposti di legno massello. E si sente, lo strumento non è una piuma, ma quello che si sacrifica in leggerezza si guadagna in rigidità della struttura. La tastiera è in palissandro, cui è stato applicato uno strato di vernice lucida scura. Scelta estetica discutibile, personalmente avrei preferito il match con il ponte, ma evidentemente si è preferito valorizzare gli intarsi floreali in abalone che fanno da segnatasto e armonizzarla con il colore delle palette delle meccaniche, anche queste verniciate. La paletta di dimensioni generose, no logo, è impiallaciata in palissandro. Nel complesso la realizzazione dello strumento è impeccabile, elegante, con alcuni dettagli decisamente fuori dai canoni della produzione industriale. Una volta imbracciato, si ha una bella sensazione di solidità e, malgrado quanto detto per il peso della cassa, il bilanciamento è perfetto. Di serie, sul modello arrivato per la prova, è montato un Fishman Aero+, sistema di amplificazione entry level della casa americana, un po’ l’erede del Classic IV, con accordatore incorporato. E’ comunque possibile avere la chitarra anche senza piezo e senza spalla mancante.
Come suona
Capotasto largo ma non troppo (45 mm), sezione del manico a C media, un ottimo set up: tutto assieme non è difficile fare subito amicizia con la ‘cinesina’. Come era facilmente prevedibile, visti gli accorgimenti adottati, l’attacco è pronto e immediato e il sustain molto lungo e dolce. La chitarra ha una bella proiezione, buon volume e tanto riverbero naturale. Il tono è molto medioso, quasi da 000 più che non da OM, con una buona definizione dei cantini, ma con un certo appiattimento sulle basse. Molto adatta al fingerstyle, magari con il plettro da pollice calzato sul ditone, visto che i bassi non sono invadenti. Anche con plettro ha il suo perché, risultando piacevolmente versatile e divertente da suonare. L’intonazione è perfetta lungo tutta la tastiera e la spalla mancante si fa apprezzare quando ci si avventura da quelle parti. Manca forse un po’ di carattere, ma è una caratteristica frequente sulle chitarre amplificate, per cui non resta che collegarla all’impianto per avere le conferme del caso. L’Aero+ è una bella sorpresa, con il suo accordatore cromatico che mette in mute lo strumento, e i consueti controlli di banda – bassi, medi e acuti – fase, notch e brilliance. Per essere un sistema economico, suona decisamente bene, si sposa felicemente con una chitarra evidentemente progettata in maniera focalizzata. Le caratteristiche dello strumento vengono riprese in maniera credibile, aumentando la profondità dei bassi, fermo restando che sempre di piezo si tratta, con tutti i limiti del caso. Sarebbe interessante, a questo punto, fare un confronto con il modello non amplificato e senza spalla mancante per vedere se ci sono differenze sostanziali.
Classica
Descrizione
Difficile dire come sarebbe accolta in un’aula di conservatorio, ma la Classica di Ragghianti non passa inosservata. Condivide con la sorella a corde in metallo parecchie scelte costruttive di base – fondo bombato a due strati in palissandro indiano, binding BWB e poggia braccio – tutti elementi che, oltre a semplificare la vita in fase di produzione, contribuiscono a creare una precisa cifra stilistica. La tavola armonica in questo caso è in Englmann e la finitura dello strumento è satinata. Naturalmente la cosa che colpisce è la scelta della tastiera radiale, con diapason differenziato su bassi e cantini e il ponte posizionato di conseguenza. L’impatto estetico è notevole nell’insieme, anche se sull’esemplare ricevuto in prova non si possono non notare un paio di sbavature nella realizzazione del binding. Come nel caso dell’acustica, la tastiera è verniciata in maniera omologa alle palette delle meccaniche, come pure la paletta è molto simile ma ovviamente sloted, ricoperta in palissandro. Sulla fascia superiore, all’altezza della fine del manico, si apre una sound port che, se la chitarra è imbracciata in maniera ‘classica’ viene a trovarsi proprio in faccia al musicista. La cassa, in prossimità dell’innesto del manico, si assottiglia lasciando la tastiera staccata dalla tavola fino al congiungimento alla buca, ingentilito dalla linea morbida del mezzo tasto. Anche in questo caso lo strumento è perfettamente bilanciato, sia per una accavallatura normale quanto per l’utilizzo con il panchetto.
Come suona
La sezione del manico molto sottile e la regolazione ottimale dell’altezza delle corde rendono facile l’approccio anche a chi non ha molta familiarità con le corde in nylon. La completa assenza di segnatasti – sia sulla tastiera che sul manico – unita alla posizione poco convenzionale dei tasti all’inizio invece crea un certo senso di smarrimento. Ma non ci vuole molto per prenderci la mano. Come si diceva prima, difficile prevedere come sarebbe accolta per un utilizzo prettamente ‘accademico’, ma il suono è assolutamente focalizzato e centrato. Tanto i bassi che i cantini si giovano della scelta ‘radiale’ acquistando corpo e rotondità .
Buono, anzi ottimo il sustain anche sulle note più alte. La dinamica e il volume sono davvero di livello, con possibilità di controllo perfette. Non si avvertono buchi di frequenza in nessuna parte della tastiera. Avventurandosi verso fondo manico la scelta della tastiera rialzata sulla tavola si fa apprezzare, rendendo molto più agevole l’esecuzione sui registri acuti. Il buco sulla fascia, la sound port per dirla all’americana, è davvero interessante immergendo letteralmente l’esecutore nel suono dello strumento.
Conclusioni
La mano del liutaio, anzi dei liutai in questo caso, c’è e si sente. Il progetto di entrambe le chitarre è pensato, con scelte tecniche e costruttive molto interessanti. Il prezzo è ragionevole, pur collocandosi in un fascia di mercato parecchio agguerrita. Più interessante la classica per originalità di design e fronte sonoro, rispetto all’acustica che risulta un po’ più anonima. La distribuzione non sarà capillare, ma a breve non dovrebbe essere impossibile trovarne una da provare senza dover attraversare la penisola. E se vi capitano a tiro, merita farci un giro. Entrambe gli strumenti si possono avere con la tavola in cedro rosso, in finitura lucida o satinata, anche in versione mancina.
Ragghianti Guitars
Tipo: chitarra acustica
Origine: Cina
Fasce e fondo: Palissandro
Top: Abete Sitka
Battipenna: no
Binding: BWB
Manico: Mogano
Tastiera: palissandro
Ponte: palissandro
Amplificazione: Fishman Aero+
Cutaway: sì
Meccaniche: non marchiate con palettine color ebano
Larghezza al capotasto: 45 mm
Scala: 650 mm
Tasti: 20
Colore: Natural
Note: Custodia rigida con marchio del costruttore
Ragghianti Guitars
Tipo: chitarra classica
Origine: Cina
Fasce e fondo: Palissandro
Top: Abete Engelmann
Battipenna: no
Binding: BWB
Manico: Mogano
Tastiera: palissandro
Ponte: palissandro
Amplificazione: no
Cutaway: no
Meccaniche: non marchiate con palettine color ebano
Larghezza al capotasto: 52 mm
Scala: 660 - 640 mm radiale
Tasti: 19 e ½
Colore: Natural
Note: Custodia rigida con marchio del costruttore
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