Gerhard Priel e Bengt Schumacher hanno dato vita alla Schlagwerk nel lontano 1982, avviando un’attività a carattere familiare e artigianale, con la produzione di tamburi in legno a fessura e temple-bloks. Certo che ci vuole tutto il pragmatismo teutonico per chiamare un’azienda che produce percussioni… ‘percussioni’! Un po’ come se la Eko si chiamasse ‘chitarre’. Comunque, il loro cavallo di battaglia, da metà degli anni ’80, è diventato il Cajon, la ‘cassetta degli schiavi’ di origine peruviana. Prima che lo chiediate voi, ci arriviamo direttamente: cosa c’entra tutto questo con la chitarra? Semplice, all’ultimo Musik Messe, Priel - che nel frattempo è rimasto da solo - ha presentato il Cajokick, un simpatico pedalino studiato per ampliare le potenzialità espressive dei ‘cajonisti’ (e speriamo che questo termine esista, non ho approfondito, altrimenti passatemi il neologismo), con suoni campionati di ottima qualità ed estremamente facile da utilizzare. Il Cajokick, però, è piaciuto molto anche ai chitarristi acustici che hanno visto parecchie potenzialità in un aggeggino che non costa uno spropostito e ha possibilità espressive molto più ampie del tradizionale stompbox in legno. Al punto che alla Schlagwerk hanno poi puntato molto della campagna promozionale sul mondo delle sei corde.
Nel suo case in alluminio pressofuso, il Cajokick ha un aspetto molto solido e professionale. Del resto è un oggetto da ‘prendere a calci’, è necessario che sia robusto. I controlli sono piuttosto essenziali: volume di uscita, sensibilità del pad e una manopola rotativa per selezionare il suono tra i 12 a disposizione. Oltre all’uscita del segnale, naturalmente, e alla presa per l’alimentazione. Il trasformatore va acquistato a parte e non è possibile utilizzare batterie. Un dettaglio che può far storcere il naso, in effetti. Ma, se non altro, necessita di 9 V e il più classico dei trasformatori con polo negativo sul pin che abbiamo in casa (leggi Boss, tanto per essere chiari) va più che bene. Tanto più se viene inserito in una pedal board già esistente. E’ molto intelligente che il pedale venga fornito già con delle striscie di velcro sul fondo, a cui si può agganciare sia uno spessore (regolabile) per aumentarne l’inclinazione, che una lunga striscia di materiale anti scivolo a cui appoggiare piede e pad, in modo da avere la massima stabilità durante l’esecusione. L’anti scivolo è poi studiato in modo da avvolgersi attorno al pedale, quando non viene utilizzato, creando una sorta di custodia ‘naturale’. E, se non bastasse, nella confezione ci sono altre striscie di velcro per eventuali ‘personalizzazioni’ del fissaggio. Servirebbero, in effetti, per montarlo sul Cajon, ma tanto a Priel non glielo va a dire nessuno.
Alla prova pratica il Cajokick si dimostra decisamente interessante. La qualità dei suoni campionati è decisamente professionale e il pad è sensibile e dinamico, restituendo in maniera precisa le varie sfumature delle percussioni. Certo, questo può essere più evidente suonando con le mani, ma anche con i piedi si riesce a dare un’ottima dinamica al suono. I molti chitarristi con velleità da one man band troveranno davvero pane per i loro denti. E se si ha voglia di esagerare, utillizzarne due in parallelo potrebbe far venire voglia di mandare definitivamente il batterista in pensione.
Specifiche
tecniche:
Dimensioni/peso:
circa 120 x 90 x 35 cm/350 g
Cassa
in alluminio pressofuso
Presa
jack da 6,3 mm
(asimmetrica)
Livello
linea: bassa
resistenza
Controllo
sensibilità sensori / volume
Interruttore rotante con funzione
"mute" per suoni diversi
Tensione
d'esercizio: 9
volt DC
Presa
DC (5,5 x 2,1
mm), polo negativo sul pin
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