Michel Lâg-Chavarria è un personaggio davvero interessante. Chitarrista e cantante, ma anche poeta, scrittore e fotografo. Ha perseguito fino in fondo il suo sogno di diventare costruttore di chitarre, partendo da un piccolo laboratorio artigianale a Tolosa, nel 1978. Le sue elettriche, come le acustiche, sono sempre state caratterizzate da un’eccellente qualità unita ad un design moderno e quanto mai azzeccato. Un giusto equilibrio tra concezione tradizionale e realizzazione contemporanea dello strumento che ha avuto da subito un buon riscontro di vendite. Con un conseguente sviluppo dell’azienda, che ora fa base a Bédarieux, nel sud della campagna francese che, tra viti e ulivi, si affaccia sul Mediterraneo. Negli ultimi anni l’introduzione della linea Tramontane, chitarre acustiche economiche con ottimo rapporto qualità/prezzo, ha permesso alla Lag di fare un vero e proprio salto di qualità nella penetrazione sul mercato, approdando anche in America. Anche se la patnership con Korg deve aver avuto il suo peso, in questo grande passo.
La T66D ricevuta in prova è il modello base della serie Tramontane che, per altro, è stata premiata con il Best in Show all’ultimo NAMM di LA. Dreadnought dalle linee tradizionali ed eleganti, di primo acchito si fa apprezzare per scelte estetiche non convenzionali ma efficaci. La tavola è in abete, fasce e fondo in mogano ambrato, entrambe molto chiari. Si tratta di laminati, ma la lavorazione è buona e d’effetto. La cassa è contornata da un binding nero con doppio filetto bianco avorio. Motivo ripreso anche dalla decorazione della buca, arricchita da un intreccio a croce occitana. Da qui si accede al tradizionale trussrod a brugola che è del tipo a doppia azione, molto efficace e semplice da regolare. Tastiera e ponte, grande ma elegante con corde passanti senza chiodini, sono in palissandro indonesiano. Il manico è in mogano con finitura satinata. I tradizionali segnatasti a pallino sono presenti solo sul bordo del manico. Ponticello e capotasto sono in grafite nera. La paletta, sempre in mogano, è realizzata in tre strati a sbalzo, e monta meccaniche di produzione interna, di alta precisione, satinate nere. La realizzazione dello strumento, nel complesso, è impeccabile. Non ci sono imperfezioni di sorta: niente colla in eccesso in giro per la cassa, binding realizzato senza sbavature, incastri netti e puliti. Anche il bilanciamento dei pesi è buono, la chitarra si imbraccia comodamente sia in accavallatura tradizionale che classica. E’ già presente il secondo end pin per la tracolla, posizionato sul tacco del manico, per chi vuole o deve suonare in posizione eretta. Tutto l’hardware, come sottolineato più volte, è rigorosamente satinato nero, in un bel gioco di rimandi alle finiture dello strumento, e contribuisce a creare un impatto visivo davvero accattivante.
Il manico ha un profilo a D piuttosto sottile, con 20 tasti medium ben installati e assolutamente intonati. Il feeling è quasi da elettrica, complice anche un nut non troppo largo - 44 mm - e aiuta ad affrontare senza grosse difficoltà il set up piuttosto duro con cui è arrivata dalla casa produttrice. Un giretto dal liutaio, o dall’amico smanettone, comunque può risolvere il problema in maniera rapida ed efficace.
Arriviamo al dunque, finalmente, e sentiamo come suona. La T66D ha gran volume e proiezione, non solo sul frontale, assieme a un’ottima risposta dinamica. Il sound è tipicamente da dred, con forte enfasi sulle medio basse, anche se i cantini sono ben definiti. La pasta sonora è buona, anche se leggermente sgranata. Manca un po’ di complessità e articolazione, risultando un po’ ferma sulla fondamentali, in sostanza. L’attacco è pronto e immediato, il sustain corposo e prolungato, come le dimensioni ‘robuste’ della paletta facevano presupporre. Il plettro, naturalmente, è la morte sua, sia per accompagnare il cantato quanto per esibizioni a solo: la presenza non le manca assolutamente. Anche con le dita, comunque ha il suo perché, risultando piacevolmente versatile, anche se non priva di carattere. Non bisogna dimenticare che stiamo parlando di uno strumento che viene commercializzato, mediamente, attorno a 165 Euro. Sarà anche interamente in laminato, ma il rapporto q/p è davvero notevole con questo livello di finiture. Dettaglio non trascurabile la produzione della casa francese poi è interamente localizzata in patria, con i ben noti problemi di contenimento dei costi di produzione.
Nel complesso si tratta di uno strumento di buon livello, ideale per cominciare ad avvicinarsi alla chitarra acustica senza spendere cifre improbabili, ma ottenendo da subito ottima suonabilità e buoni materiali, destinati a durare nel tempo. Da sottolineare come salendo di poco – anzi pochissimo in realtà – come spesa, si può tranquillamente arrivare alle serie Tramontane 111, 222 o 333 che sono realizzate in legno massello (almeno la tavola) e possono montare un interessantissimo sistema di amplificazione proprietario, realizzato in collaborazione con Shadow, privo di controlli e interamente basato su preset di fabbrica. Come spesso capita di ripetere in queste occasioni, a volte è proprio il caso aprire bene le orecchie e fare meno caso al logo sulla paletta… Lag è importata in Italia da E Sound.
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