Attenzione: l’articolo non contiene alcuna traccia di analisi obbiettiva ed è sfacciatamente di parte. Avendo partecipato attivamente alla progettazione degli strumenti, è impossibile essere ‘distaccati’ e fingere che non ci sia un effettivo coinvolgimento. Però le sensazioni sono genuine e speriamo di riuscire a trasmetterle in maniera efficace.
Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta del ‘meraviglioso mondo’ delle effedot. Dopo la OM che abbiamo provato nel numero scorso, questa volta tocca alla Dred, che forse, concettualmente, è lo strumento più innovativo di tutta la serie. Questo perché, conservando le caratteristiche di base di tutta la gamma – scala corta, nut da 46, bracing alleggerito – è la chitarra che maggiormente si discosta da quello che è, tradizionalmente, il suo standard costruttivo.
D1 – 23M
Ma andiamo per ordine. Come per tutte le altre, la tavola è in abete con finitura satinata a poro aperto, fasce e fondo sono in mogano. Le giunzioni sono ornate da un binding nero con filetto BWB, in maniera semplice ed elegante. Il ponte, in palissandro come la tastiera, è uno dei tratti distintivi dello strumento, diverso per ciascuna chitarra. Mentre gli ornamenti alla buca, minimali ma d’effetto, sono uguali per tutte. La paletta, altra cifra stilistica distintiva, è ricoperta in mogano con uno sbalzo in mogano su cui svetta orgoglioso il logo effedot. Le meccaniche, dorate con palettina nera simil ebano, completano un impatto visivo gradevole e d’effetto, oltre a funzionare alla perfezione. Il manico è realizzato in mogano, con il consueto nut da 46 mm e una secione a C corposa, ma non troppo, che risulta estremamente comodo e ‘familiare’. I tasti medium sono una scelta ‘coraggiosa’, ma che paga in termini di ‘semplicità’ di approccio alla chitarra. Che monta di serie entrambe gli end pin per la tracolla, in finitura brunita. Un piccolo tocco di classe.
La realizzazione dello strumento è impeccabile, anche ficcando il naso all’interno della buca non si vede nulla, al di là della boccola del trussrod. Niente colla in eccesso, nessuna sbavatua, nessuna imperfezione. In compenso si può ammirare qualche scorcio del Triangle Punched Bracing delle catenature, che è davvero particolare.
Alla prova pratica la D1 risulta estremamente leggera e comoda da imbracciare. Bilanciata, settata in maniera ottimale, perfettamente intonata: la classica chitarra che ti sembra di avere per le mani da sempre. Il suono è imponente. La ‘grana’ di base è simile a quella della A1, quindi molto definita su tutta la gamma, ricca di sustain e riverbero naturale, con un’ottimo controllo della dinamica. Ovviamente, però, le dimensioni (della cassa) contano, eccome. Per cui la D1 risulta molto più potente di volume, con le basse decisamente più presenti, senza essere eccessivamente invadenti, comunque. Chitarre Dred a scala corda in commercio ce ne sono pochissime, soprattutto con il manico da 46. E verrebbe davvero da chiedersi il perché… personalmente – avendo due pale al posto delle mani – trovo che sia la soluzione migliore per avere davvero una chitarra buona per tutte le stagioni. Se la A1 è uno strumento estremamente in focus su fingerstyle e dintorni, la D1 si suona bene con le dita quanto con il plettro, in tecnica mista non ne parliamo neanche, ed è in grado davvero di muoversi trasversalmente in molti ambiti senza mai mostrare limiti.
Non è un caso che uno dei musicisti più significativi di questo questo millennio, Michael Hedges, suonasse quasi escusivamente su chitarre dred. Quello è il ‘suono’ dello strumento, se poi diventa accessibile anche con manico e scala più adatti a una concezione moderna dello strumento, abbiamo davvero la quadratura del cerchio.
In conclusione si tratta di un’altra chitarra estremamente azzeccata che farà la felicità di chi ama il suono delle dred e ne desta il manico e troverà finalmente il giusto compromesso. Tenendo sempre presente che si tratta di strumenti in vendita a uno Street Price di 199 Euro, il rapporto qualità prezzo è altissimo. Come la voglia di prendersene una… chi glielo dice adesso al distributore che non gli restituisco neanche questa?
EFFEDOT D2 CP – 2 8 G EQ
Si tratta di una dred dal taglio tradizionale ma non troppo, con generose dimensioni del corpo, spalla mancante e amplificazione on board, un Fishman Isys. La serie 2 ha tavola in abete, fasce e fondo in palissandro, manico in mogano con pastiera in palissandro. Anche in questo caso – e a questi prezzi – di legni masselli non se ne parla neanche, per cui mettiamoci l’anima in pace e facciamocene una ragione. Il ponte, realizzato in match con la tastiera, ha una forma elegante e classica, direi quasi rassicurante, e completa bene il design essenziale e azzeccato dello strumento. Le giunture del corpo sono ornate con un triplo filetto BWB, mentre il binding che sale lungo il manico è del tipo ‘invisibile’.
Ficcando il naso nella buca, ornata da un triplo filetto semplice ed elegante, che richiama il binding della cassa, si può notare l’accesso al trussrod (del tipo a doppia azione) e le ormai celeberrime catene alleggerite ‘a triangolo’. Ma niente altro... imperfezioni, sbavature o colla in eccesso non ce ne sono. Nel complesso lo strumento è realizzato in maniera ineccepibile.
Una volta ‘indossata’, la chitarra risulta estremamente leggera, comoda e bilaciata. Il set up di fabbrica è ottimo (leggi anche ‘corde quasi disegnate sulla tastiera’) per cui non è difficile prendere subito confidenza. Inoltre la scala corta e il nut da 46 facilitano parecchio il processo. La chitarra è perfettamente intonata lungo tutta l’estensione della tastiera.
Il suono è imponente. Molto volume e tantissima dinamica a disposizione, con una proiezione pazzesca. L’ottima combinazione cassa grande/manico comodo la rende uno strumente molto versatile. Ma proprio tanto. A plettro è un cannone, con in bassi sparati e i medi che bucano. Con le dita il tutto si riequilibra in maniera naturale, dando una perfetta definizione su tutta la gamma sonora. Il Fishman fa egregiamente il suo ‘sporco lavoro’, senza bisogno di impazzire tanto con regolazioni e settaggi. Il laminato della cassa, inoltre, riduce sensibilmente il rischio di fischi indesiderati anche a volume molto elevato.
Personalmente ritengo la D 2 forse la Effedot più azzeccata, il perfetto compromesso tra tutte le caratteristiche che rendono una chitarra adatta davvero per tutte le stagioni e fanno passare la voglia di prenderne altre.
Commenti
Posta un commento