EFFEDOT P2 CP – 2 8 G EQ

 


La Parlor nell’immaginario collettivo rappresenta, in fondo, l’archetipo della chitarra, lo strumento nella sua forma ‘originaria’. Oggetto del desiderio per molti, amata/odiata per pregi e difetti che caratterizzano questo shape così particolare che ha caratterizzato fortemente alcuni generi musicali nel corso degli anni. Vediamo com’è fatta e come suona la Parlor secondo effedot, che ne propone un’interpretazione con alcune caratteristiche peculiari.


La P2 CP – 28 G EQ è... piccola, molto piccola. Leggerissima e... piccola, molto piccola. Le caratteristiche costruttive dello strumento sono quelle standard della serie 2 appena presentata, quindi tavola in abete e fasce e fondo in palissandro, con le giunzioni ornate da un triplo filetto BWB, ripreso anche nell’elemento ornativo della buca. La finitura è lucida, eseguita alla perfezione. Legni masselli niente, inutile quasi continuare a ripeterlo: in questa fascia di prezzo le priorità sono altre. Il manico in mogano con tastiera in palissandro (in match con il ponte) si innesta nel corpo al XIV tasto – invece che al XII come di consueto – mentre la paletta, impiallacciata in palissandro, è nel formato ‘normale’ delle effedot, anziché nel tradizionale assetto sloted o finestrato che dir si voglia. Personalemente sono due dettagli che ho apprezzato molto. Il manico a dodici tasti fuori l’ho sempre considerato il motivo principale che non mi faceva amare particolarmente le Parlor, creandomi problemi esecutivi in una buona parte del repertorio. La paletta... be’, mi piace così e nel complesso non mi sembra che vada a rovinare l’impatto estetico finale dello strumento che, anzi, nel complesso mi sembra molto azzeccato.

La costruzione, come di consueto, è estramente curata e rifinita, senza nessua sbavatura, anche all’interno della cassa. Le ‘solite’ meccaniche con palettina in gomma nera svolgono il loro compito alla perfezione su uno strumento che risulta intonato ad arte. L’unica cosa che proprio continuo a digerire poco è il ‘citofono’ del Fishman Isys montato sulla spalla superiore, ma alla fine dovrò farmene una ragione.

Passando alla prova pratica, si apprezzano immediatamente la leggerezza e la comodità dello strumento, che risulta anche perfettamente bilanciato, sia in piedi che da seduti. Calza bene addosso, insomma. Magari bisogna fare un attimo l’occhio al manico un po’ ‘cortino’, sia per via della scala ridotta che per le dimensioni del corpo, ma è questione di un attimo. Poi si va che è una meraviglia, il manico è il ‘solito’ delle effedot: nut da 46, sezione a C e ottimo set up di fabbrica.

La P2 suona esattamente come te l’aspetti: definita sui medi, con i cantini un po’ crudi e i bassi leggermente indietro. Volume e dinamica ce ne sono da vendere, come al solito, sono una caratteristica imprescindibile del sistema di catenatura utilizzato Triangle Punched Brace, alleggerito al laser. E la recensione potrebbe anche chiudersi qui. Ma una volta collegata all’amplificazione, i limiti dello strumento spariscono ed è possibile ampliare anche di parecchio lo spettro sonoro offerto di base. Di tutta la serie 2, questo è forse lo strumento in cui l’accoppiamento con il sistema di amplificazione risulta più azzeccato e funzionale. La ‘piccola’ si trasforma letteralemente e diventa un’eccellente chitarra da palco, vista la comodità del corpo dalle dimensioni estremamente contenute. Praticamente perfetta da suonare in piedi, con un bel suono amplificato senza dover ‘trafficare’ molto.


Cos’è che si dice delle botti piccole? Tutto vero anche in questo caso, e il rapporto qualità/prezzo rimane inarrivabile.

Commenti