Jonathan Lee, capo designer della sezione di liuteria della Walden forse l’ha un po’ sparata, di recente, dichiando che il loro “obiettivo è fornire strumenti che dovrebbero costare, per qualità dei materiali e della lavorazione, fino a cinque volte di più". Anche se, in effeti, sulla carta sembrano chitarre molto interessanti. Il progetto, partito nel 1996, è frutto della collaborazione tra il liutaio statunitense Charles Fox - della CFox Guitars - con la taiwanese KHS Musical Instrument. La sede della produzione è a Lilan, una piccola cittadina nei dintorni di Langfang, in Cina. KHS è un autentico colosso, con distaccamenti in ogni continente e circa 4.200 persone occupate nei vari dipartimenti la compongono. L’acronimo, che proviene dal cinese ‘Kong Hsue Shen’, letteralmente significa ‘contributo alla scuola e alla società’ tradisce le origini della ditta, fondata nel 1930 per servire scuole e conservatori. Al tempo stesso rispecchia perfettamente la filosofia costruttiva odierna di questi strumenti: solidi, affidabili, con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Realizzati con materiali di buon livello, ideali per chi si avvicina all’apprendimento della chitarra.
La Concorda CG2000CEQ ricevuta in prova è una Grand Concert interamente realizzata con legni masselli, a spalla mancante e con amplificazione on board. Nel listino della casa siamo praticamente al top della gamma. Oltre è possibile avere solo la serie 3000 che, comunque, è commercializzata a un centinaio di euro in più. Aperta la bella custodia rigida fornita, non si può non notare l’umidificatore piazzato nella buca, che fa parte della dotazione di serie. Sono dettagli che fanno la differenza. La costruzione dello strumento appare impeccabile. Senza sbavature di sorta per gli incastri delle controfasce visibili dalla buca. Tanto meno per il binding in palissandro che contorna sia la cassa, nello stesso materiale, quanto la tavola in abete. La catenatura interna è a X alleggerita, mutuata - stando alle specifiche tecniche fornite - dai modelli ante guerra. La rosetta alla buca è un elegante quadruplo filetto in acero e palissandro. Il manico, un pezzo unico di mogano, è rinforzato da due barre di grafite esterne che servono anche da binding per la tastiera, sempre in palissandro. Stessa essenza anche per il ponte, che ha il nut in osso - nella custodia ne troviamo un altro uguale di scorta - e i chiodini ferma corde in legno, anziché la solita plasticaccia. Purtroppo il modello arrivato nelle nostre mani aveva un errore piuttosto evidente nella spaziatura tra La e Mi basso. Problema che si può risolvere abbastanza velocemente e in maniera quasi autonoma, se si ha un po’ di pratica. Anche il capotasto è realizzato in osso. Le palettine delle meccaniche dorate, di produzione interna, sono tartarugate e ben si accordano con la copertura della paletta, in match con cassa e tastiera. Il trussrod, cui si accede dalla buca, è del tipo a doppia azione, preciso e affidabile. Il bilanciamento dei pesi è ottimale, grazie anche alle dimensioni della paletta che, pur non essendo grande, è un po’ più spessa della media, con una bella sensazione di solidità. Dovrebbe dare garanzie anche in termini di durata del sustain. Nel complesso la realizzazione dello strumento è ineccepibile, di alto livello e con una cura notevole dei dettagli. Il settaggio di fabbrica è buono, ma non da corsa. Il manico, con sezione a C tonda e capotasto abbastanza largo, è comodo soprattutto sui registri acuti, dove la spalla mancante si fa apprezzare. L’intonazione è perfetta su tutti e venti i tasti.
Insomma, è facile prenderci la mano subito e lasciarsi andare. E suonare… suona, eccome. L’attacco è pronto e deciso, con una gamma sonora ben definita e presente. Come previsto, il sustain non manca, impreziosito da una punta di riverbero naturale che si fa apprezzare. Per forma e spaziatura del nut (46 mm) la chitarra è naturalmente votata al fingerstyle, dove obbiettivamente dà il suo meglio, grazie all’ottimo bilanciamento tra alti, medi e bassi. Ma anche con il plettro ha il suo perché, risultando piacevolmente versatile. L’amplificazione di serie è affidata a un Fishmann Prefix, con il solito ‘citofono’ di plastica piazzata sulla fascia superiore. Fa il suo dovere in maniera egregia, riproducendo le caratteristiche dello strumento in modo abbastanza fedele. Del resto si tratta di un sistema noto e rodato che fornisce determinate garanzie. In questo caso la versione senza mic aggiuntivo può avere qualche limite se si utilizzano tecniche percussive sulla cassa dello strumento. La batteria del preamplificatore viene fornita a parte, sigillata con la dotazione dello strumento (chiodino di riserva, nut supplementare e chiave a brugola).
Forse il buon Lee avrà anche un po’ esagerato, ma per avere uno strumento di questo livello made in USA (ma anche Europe) bisogna mettere in conto una spesa almeno doppia o tripla. Stesso discordo per versatilità e l’immediatezza d’uso, e probabilmente non solo gli studenti troveranno la chitarra interessante. L’importante, come sempre, è saper scegliere con le proprie orecchie e la propria testa.
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