Mi piace pensare di essere un uomo del mio tempo. Capace di vivere i cambiamenti che la vita porta con se, in ogni campo. Soprattutto professionale, ma non solo. Con misura, senza eccessi. Non possiedo tre cellulari, così come non portavo le spalline imbottite negli anni ’80. Ma l’idea di averne in tasca uno che mi permette di fare tante cose (navigare, leggere le mail, registrare, fotografare, memorizzare appunti e sì, magari anche telefonare), sostituendo una borsa di ammennicoli che fino a non molto tempo fa dovevo portarmi sempre appresso, mi piace. Che contenga anche i dischi su cui sto lavorando, che devo recensire, mi entusiasma. Non fa certo rimpiangere le cassettine, duplicate all’infinito, che mi hanno passato per decenni a valanga amici e conoscenti. In cui, in mezzo a un fruscio degno delle cascate del Niagara, bisognava cercare di intuire se si era al cospetto di qualche nuovo genio o alle prese con la solita roba trita e ritrita.
La tecnologia, questo è vero, è per sua natura estremamente democratica con una disponibilità evidentemente infinita di risorse, ma produce un inevitabile appiattimento delle produzioni. Riconoscere il manierismo dal talento diventa sempre più difficile. Probabilmente è venuto a mancare il fermento creativo che ha caratterizzato alcuni periodi ‘storici’. E’ anche vero, però, che ai ‘posteri’ sono arrivate solo le cose migliori. Per fortuna, non sono state solo le spalline imbottite a finire nel dimeticatoio.
Paradossalmente, la globalizzazione ha portato all’emersione di molta musica di nicchia, destinata in origine a un pubblico estremamente ristretto. Dando a molti settori – e molti strumenti – un impulso impensabile su un mercato dominato dalle major. Un esempio su tutti è la chitarra acustica, passata da poco più di una maracas con le corde al ruolo centrale, e unico, che artisti come Tommy Emmanuel hanno saputo donarle.
L’accessibilità delle risorse, l’eccesso di informazioni in tutte le sue forme produce quasi un assordante rumore di fondo, in mezzo al quale può sembrare difficile distinguere le voci interessanti. Compito nostro imparare a navigare su questo mare magnum e dare le giuste indicazioni. Con misura, senza eccessi. Sarebbe invece compito dei musicisti, o presunti tali, utilizzare la rete per un bel bagno di umiltà al cospetto di tanti talenti che, oggi, sono accessibili in pochi click.
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