articolo pubblicato su Chitarre nel 2009
Personaggio spigoloso, liutaio geniale, probabilmente l’unico vero erede dell’opera di Somoyi, Mario Beauregard all’AGIM di Sarzana è arrivato con un giorno di ritardo, ma ha recuperato con gli interessi. Il suo stand è stato sempre, costantemente, affollato di curiosi e appassionati, nonostante i prezzi non proprio ‘popolari’ dei suoi strumenti, sicuramente aiutato dalla presenza di Antoine Dufour in veste di endorser e dimostratore d’eccezione. Alla fine il tempo per fare una breve chiacchierata, comunque, l’abbiamo trovato.
“Ho cominciato a lavorare all’inizio degli anni ’90, sotto la supervisione di Robert D’Crivouir, un liutaio cecoslovacco. Ma prima ho frequentato la scuola di liuteria di Robert Godin e ho fatto pratica con Ervin Somogyi. L’incontro con Erv in particolare è stato il vero punto di svolta della mia carriera: è stato il mio mentore, quasi un padre. Ho anche collaborato con il settore ricerca e sviluppo della Lasido, per circa quattro anni. Ma, soprattutto, ho studiato moltissimo e fatto moltissima ricerca per conto mio. Per poi cominciare a sviluppare per un approccio alla costruzione che fosse originale” – racconta Mario – “ma non posso certo negare quanto il lavoro di Somogyi sulle acustiche mi abbia profondamente influenzato. Per quanto riguarda le semi acustiche, invece, Jim D’Acquisto è stato sicuramente il mio punto di riferimento. Molto del mio lavoro è basato sull’esperienza di D’Acquisto.” Impossibile restare indifferenti davanti all’opera del liutaio canadese, i tre strumenti in esposizione a Sarzana erano un piccolo, ma molto convincente assaggio delle sue capacità. Un’acustica, una classica cross over e una arch top realizzate in maniera impeccabile, con un ottimo bilanciamento di pesi e in fase di emissione sonora, con finiture assolutamente perfette.
Quali sono i materiali con cui preferisci lavorare? “Per le chitarre acustiche” – spiega – “sicuramente palissandro brasiliano e abete europeo, ma anche il Blackwood australiano in accoppiata con cedro mi piace molto.” Immagino ci sia un costate problema di reperibilità per certi legni, o no? “Purtroppo sì, sono continuamente in giro per il mondo alla ricerca di materiale. Salto tra Colombia, Australia e Europa per cercare quello che mi serve. Sta diventando sempre più difficile. E non è solo un problema di palissandro brasiliano, anche il buon abete sta diventando sempre più difficile da reperire.” Su cosa stai lavorando in questo momento? “Sto terminando una arch top, un progetto davvero particolare. Ci ho messo quasi due anni a sviluppare il progetto. Adesso posso permettermi di dedicare più tempo alla ricerca, perché da qualche anno ho deciso di prendere dei praticanti a bottega. Attualmente ho un ragazzo giapponese, Kusuke. Sembra strano che arrivino da tanto lontano, ma la situazione attuale in Giappone, con il mercato molto saturo di costruttori, li spinge a cercare spazio fuori. Del resto non è facile per nessuno. Fare una bella chitarra non è difficile. E’ fare in modo che suoni anche bene che non è facile. La collaborazione con i musicisti in questo senso è molto importante. Il feedback di artisti come Antoine, ma anche Kelly Joe Phelps, e tanti altri è fondamentale per il mio lavoro”.
Come spesso capita di dire in questi casi, sognare non costa nulla e perdere qualche minuto per un giro sul sito di Beauregard vale la pena perderlo.
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