Mi sembra il modo migliore per ricordare Alex, con un'intervista che gli feci nel 2008 per Folk Bullettin
Il simpatico chitarrista romano è un vero uomo di blues, uno dei più credibili e convincenti che si possano trovare in circolazione. Ottimo intrattenitore, trova sul palco la sua dimensione ideale tra standard del genere, improvvisazioni e brani originali. Se vi passa a tiro non ve lo fate scappare.
Cominciamo con una versione concentrata della tua storia musicale?
Ho iniziato a sette anni, suonando a orecchio, su una chitarra che girava per casa. Come plettro usavo una di quelle stecchette di plastica che si infilavano nei colletti della camicia per renderli più rigidi. I miei genitori non suonavano alcuno strumento ed io sono figlio unico, non ho mai saputo a chi appartenesse quella chitarra. Quando avevo dieci anni ci siamo trasferiti in Canada, ho imparato gli accordi ed iniziato a strimpellare. Cinque anni dopo, tornati in Italia, suonavo De Andrè e Battisti. Sempre da autodidatta, più tardi ho scoperto Dylan, CSN&Y, Cat Stevens, John Denver. A 23 anni ho iniziato a lavorare stabilmente coma assistente di volo e, durante una sosta a Parigi, da FNAC, compro un LP di Stefan Grossman, “Fingerpicking Guitar Techniques”. Stefan in quel periodo viveva in Italia, così ho intrapreso con lui lo studio della tecnica del Fingerpicking ed è nata la passione per il Country Blues. La passione della chitarra è rimasta poi sopita per 25 anni, periodo in cui ho lavorato, formato una famiglia e cresciuto un figlio. Da circa 5 anni le mie priorità si sono invertite, è iniziato il periodo del piacere.
Mi è piaciuto molto My Own Song, il tuo ultimo lavoro, ce ne vuoi parlare?
E’ stato tecnicamente impegnativo, perché ho voluto registrare alla vecchia maniera, un buon microfono e voce e chitarra in diretta contemporaneamente. Il primo master non mi ha convinto, così ho cambiato studio e registrato di nuovo tutti i brani. Ora so che l’atmosfera dello studio non mi ispira a suonare, per il prossimo mio CD mi sto attrezzando per registrare in casa.
Ho notato che hai messo insieme brani molto diversi tra loro, come genere. E’ una precisa scelta oppure…
E’ vero, ci sono degli arrangiamenti che tecnicamente ritengo interessanti, Key to the Highway, Lenny, Hey Joe etc. Accanto a miei brani che nascono dal mio privato affettivo, Shhh .. , Wrong Side of the Road, Giovy e da stati d’animo indefiniti, Self Epitaph. Suonando la chitarra resofonica ed in lap style ho cercato di variare le sonorità, per rendere l’insieme più fruibile
Come ti approcci all’interpretazione dei classici del blues? Come trovi la tua versione di un brano che magari è già stato interpretato mille volte?
Cercare di riprodurre fedelmente un brano blues non ha senso, è però vero che, all’inizio, scimmiottare uno stile è un percorso obbligato, si acquisiscono i fondamentali. Poi ti accorgi che la tua voce e la tua maniera di suonare virano naturalmente verso una precisa direzione. Questo è l’attimo da cogliere, è il momento in cui si definisce un proprio stile, riconoscibile e caratteristico. Penso al tocco sulla chitarra, alla dinamica del canto, alla convinzione con cui si interpreta. In quest’insieme si possono poi ritrovare le varie influenze formative.
Come vedi l’ambiente della chitarra in Italia? E soprattutto, com’è vivere di musica nel nostro paese ?
Dal ’50 agli ’80 la chitarra è stato lo strumento più rappresentativo, oggi non è più così. I generi di musica attuali non lo mettono in primo piano, le musiche sono composite, ricche di sonorità elettroniche. Penso, però, che la voce di questo strumento abbia ancora potenzialmente un grande appeal. Mio figlio, per esempio, più di una volta è rimasto colpito da vecchi riff chitarristici. Tipo AC/DC, Zeppelin, Hendrix. Chi si innamora così della chitarra inizia un percorso a ritroso che termina spesso con l’acustica . Vivere di musica è difficile, in tempi poi di ristrettezze economiche in cui la gente soddisfa esigenze primarie, prima di permettersi il lusso di assistere ad un concerto. Poi, possiamo elencare banalmente tutte le colpe attribuibili alle major discografiche, alla mancanza di educazione musicale, ad una società che sponsorizza un materialismo economico piuttosto che una sensibilità artistica, bla, bla, bla.
Vogliamo parlare un po’ della tua esperienza all’interno di fingerpicking.net?
La creazione di un sito sulla chitarra acustica, www.fingerpicking.net, è stata un’idea proposta da Reno Bandoni, mio amico fraterno di lunga data. Abbiamo iniziato a pubblicare notizie tecniche e non, riguardanti l’acustica, lezioni elementari di fingerpicking, materiale informativo che ha suscitato interesse. La svolta incoraggiante c’è stata quando abbiamo organizzato il primo Open Mic, dove si sono incontrati fisicamente tanti appassionati coi quali è poi nata una piacevole amicizia. Tra questi, oltre a te che curi il sito, Giovanni Pelosi, che è diventato il Direttore artistico di Fingerpicking.net e che, attraverso la nostra etichetta discografica, gestisce la produzione musicale. Attualmente abbiamo un Forum molto attivo, attraverso il quale coordiniamo e sosteniamo iniziative musicali a livello nazionale grazie anche a realtà editoriali come il mensile Chitarre, Guitar Club, lo stesso Folk Bullettin. Particolare merito va a Giovanni, che a Giugno presenterà la 5° edizione della “Rassegna di Chitarra Acustica” a Ferentino (FR) , con un cartellone anche internazionale di tutto rispetto, Don Ross, Stefan Grossman etc.
E il tuo impegno con il Wine&Guitar Clan? Difficile tirarsi indietro quanto si tratta di una buona causa…
Gabriele Posenato, Dario Fornara e Paolo Adami, tutti ottimi musicisti, hanno dato vita a questa nobile iniziativa alla quale mi onoro di partecipare, il Wine Guitar Clan, www.wineguitarclan.it . L’aspetto importante di queste iniziative è che si materializzano grazie alla comune passione musicale alimentata poi dalla gioia di incontrarsi e stare insieme.
Artisticamente a che punto ti senti di essere arrivato?
Sono in una piacevole fase creativa. Sono ormai più di 40 anni che suono la chitarra, le ragioni per cui l’ho fatto e lo faccio ancora sono ovviamente legate alle fasi della vita. Ho capito che in questo momento, oltre al mero piacere fisico che mi procura imbracciare una chitarra, mi diverto a scrivere canzoni. Dire qualcosa attraverso una canzone, sviluppare e conciliare parole e musica mi dà molta soddisfazione. I testi mi impegnano di più rispetto alla parte musicale che cerco di mantenere meno complessa, nel rispetto dello spirito enunciativo del blues.
Quanto tempo dedichi ancora allo studio sullo strumento ?
Studio inteso come esercizio didattico non ne ho mai fatto. Nel mio genere trovo che il processo di apprendimento sia meno formale, più viscerale. Ancora oggi mi ritrovo a suonare cose che non capisco musicalmente, questo perché, ripeto, nel mio genere tutto nasce dall’ascolto. Ho voluto imparare a parlare una lingua che mi piace senza sapere di vocali, consonanti, verbi etc. Non nego l’importanza della conoscenza musicale, ma sostengo che per me, ancor oggi, è più entusiasmante sentire e voler riprodurre un suono piuttosto che capirne la natura e sapere come è rappresentato in musica. Studiare per me significa suonare un brano, sperimentare tempi, ritmi, direzioni armoniche diverse, così mi diverto e cerco di mantenere lo smalto necessario per suonare dal vivo.
Quali sono i tuoi progetti prossimi venturi?
Se avrò tempo, come spero, vorrei dedicarmi di più a fingerpicking.net. Inoltre ho già pronti miei brani per un secondo CD, li farò ascoltare agli amici per un consiglio su come arrangiarli, ho una mezza idea di mettere su una band. L’attività concertistica è divertente ma molto impegnativa, speriamo che il fisico regga …
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