Intervista pubblicata su Axe nel 2003
Sul “come” e il “perché” quello della chitarra sia un universo quasi esclusivamente maschile sono stati spesi fiumi di inchiostro, e non è certo questa la sede più adatta per approfondire il tema. È un dato di fatto, comunque, che le donne chitarriste sono poche, anzi pochissime. E, dopo aver sentito all'opera Muriel Anderson, viene il dubbio che, forse, ci stiamo perdendo qualcosa. Anche se in Italia non è conosciutissima, si tratta di una artista di valore assoluto, la prima ad aver vinto il National Guitar Championship con una chitarra con corde in nylon, e l'unica donna di sempre.
Del resto Muriel ha respirato musica fin dalla nascita, la mamma pianista e il papà sassofonista le hanno, evidentemente, trasmesso geni di tutto rispetto. La sua musicalità, originale e colta, fonde in un mélange accattivante le influenze musicali più disparate, dal Koto giapponese a Lennon e McCartney. La sua tecnica, semplicemente spaventosa, la spinge spesso alla ricerca di nuove frontiere sonore con la chitarpa e la steel string.
Dovevamo incontrarla a Genova, per il suo recital nell'auditorium di Guitarland, ma un piccolo incidente (stradale del sottoscritto) ha mandato a monte l'appuntamento. Questa intervista è il resoconto di un fitto scambio di posta elettronica con Muriel, che ha dimostrato di essere una persona cordiale, disponibile e molto simpatica.
Allora, come è andata questa piccola tournée europea, e in particolare il workshop di Verona?
Molto bene. Sono stata piacevolmente sorpresa, e deliziata, nel vedere così tanti musicisti che conoscono il mio lavoro e la mia musica. Spero di aver lasciato idee e spunti che li accompagnino per un po' di tempo.
Personalmente ritengo che questo sia un momento veramente eccezionale per la chitarra acustica, ci sono un sacco di ottimi musicisti in giro, posti dove suonare, e allo stesso tempo la qualità degli strumenti è eccellente, la ricerca sta facendo passi da gigante...
Assolutamente sì, stiamo vivendo un vero rinascimento della chitarra acustica, sia nel livello di rifinitura degli strumenti che per quanto riguarda la tecnica e la varietà degli stili che si possono ascoltare in giro.
Un tratto distintivo della tua musica è la mescolanza di influenze, spesso molto distanti tra loro, dal Koto giapponese fino ai Beatles, come ci sei arrivata?
Semplicemente, suono quello che mi piace e che mi ispira, senza alcuna limitazione. C'è grande musica in diversi generi, a volte suono per la passione e la bellezza che mi trasmette, a volte solo per divertimento.
Fai ampio uso di accordature alternative?
Solo la DADGAD, qualche volta, per ottenere quel timbro particolare. Altrimenti abbasso la sesta e/o la quinta corda di un tono. Comunque la standard e la dropped D sono abbastanza versatili per ottenere quello che voglio dalla chitarra.
Sono passati quasi tre anni dall'uscita del tuo ultimo disco “Theme for Two Friends”, non è tanto tempo?
Si, ma in realtà ne sono usciti altri due in edizione limitata, “Music For Life”, nel 2000, e “Journey Throught Time” nel 2002. Quest'ultimo, in particolare, è il disco che sto portando in giro in questo momento e a una particolarità: ogni pezzo ha un tempo diverso, e il numero della traccia corrisponde al ritmo. Così la traccia 4 è in 4/4, la 13 in 13/8, eccetera... Comunque il 14 di luglio ci sarà la presentazione del mio nuovo lavoro “New classics for guitar e cello”. Il libro con la raccolta degli spartiti verrà presentato, contemporaneamente, per i tipi di Mel Bay.
Ci vuoi parlare un po' dell'All Star Guitar Night?
È uno spettacolo che porto avanti da undici anni e si tiene un anno a Nashville e un anno a Los Angeles. È un bel momento di aggregazione, con attimi davvero speciali, unici, sul palco. Del resto lo puoi vedere sul video o sul Dvd. Il Dvd nuovo dovrebbe uscire il prossimo gennaio. Il prossimo spettacolo è per il 18 luglio e ci sarà anche Les Paul, che arriverà a Nashville apposta.
So che questa iniziativa è collegata ad un'altra, la tua fondazione Music for Life Alliance, vero?
L'All Star è da sempre un concerto a scopo di beneficenza. Sto lavorando alla creazione di un'organizzazione che si occupi del recupero delle tradizioni musicali delle varie regioni e fornisca strumenti e lezioni ai bambini. Non trovando nessuna organizzazione a carattere internazionale che si occupi di questo, ho deciso che era una cosa che dovevo fare. Con l'aiuto di un grosso gruppo di volontari e con il supporto della Sheldon Concert Hall di St. Luis, la nostra organizzazione sta crescendo, anche oltre oceano.
Artisticamente, che punto senti di aver raggiunto?
Come artista, mi sento di essere in continua maturazione. Sono alla scoperta della musica corale e degli ensamble per strumenti a corda. Mi hanno commissionato diversi lavori, negli ultimi due anni, ed è stato emozionante sentirne le esecuzioni di altri. Sento la musica che mi scorre dentro come mai prima d'ora ed è estremamente rinvigorente. Quello che vorrei è scrivere musica in grado di toccare la gente e, in qualche modo, portare qualcosa di speciale nella loro vita.
Studi ancora?
Veramente non ho mai studiato, in senso letterale. Cerco, da sola, di imparare qualcosa di nuovo e di andare oltre i miei limiti.
Cosa ne pensi delle nuove tecniche applicate alla chitarra acustica? Mi riferisco a tapping, percussioni, ecc...
Che è semplicemente meraviglioso che ognuno possa scoprire al sua via personale allo strumento. La chitarra è uno strumento che non ha limiti o regole su come deve essere suonato.
Costa stai facendo in questo momento?
Dopo un mese trascorso in giro a suonare, tra Scozia, Inghilterra, Italia, Francia e Germania, sto finalmente per tornare a casa. È stato un gran tour, ho imparato un po' a parlare in tre lingue differenti e incontrato alcune persone meravigliose.
Hai qualcosa che bolle in pentola?
Del pesto, non appena arrivo a casa...
Ok, cambiamo discorso, possiamo parlare un po' delle tue chitarre?
Il mio strumento principale è una Paul McGill classica. L'ho fatta equipaggiare con un pick up LR Baggs e va in diretta sull'impianto attraverso una DI Box. Inoltre uso un microfono Noimann 184 puntato all'altezza del 14° tasto. In funzione della sala, miscelo i due segnali per ottenere il suono ottimale. La chitarpa, invece, è opera di Del Langejans, con un trasduttore D-Tar della Seymour Duncan. Si tratta di un pick up con una gamma di frequenza molto ampia e difficilmente ho bisogno di filtrarlo con un equalizzatore. Per quanto riguarda le corde in metallo ho una Kevin Ryan e una Morris che sto cercando di usare il più possibile. Si tratta di uno strumento di costruzione giapponese, fatto veramente bene, che suona come una chitarra d'alta liuteria.
L'ultima domanda è di rito: vuoi dare qualche consiglio a un giovane chitarrista che vuole fare della musica la sua vita?
È esattamente quello che deve fare: fare della musica la sua vita, non un mestiere. Vivere la musica ed essere un veicolo per portarla agli altri. Tommy Emmanuel è un grande esempio, in questo senso, come lo è stato Chet Atkins. Come artista, devi avere qualcosa da condividere con gli altri e un modo tutto tuo di porgerglielo. Questa è la cosa da cercare, da sviluppare, da inseguire.
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