Intervista pubblicata su Chitarre nel 2009
Giovanissimo, a dir poco fenomenale, dotato di una tecnica impressionante. Al tempo stesso straordinariamente gentile e disponibile, Antoin Dufour è uno dei talenti emergenti targati CandyRat – etichetta americana specializzata in chitarristi acustici di ultima generazione – più interessanti e di sicuro impatto. Mentre stazionava allo stand di Mario Beauregard all’Agim di Sarzana come dimostratore, c’è stato modo di scambiare qualche parola.
Cominciamo con una versione breve della tua storia artistica?
E’ stato mio padre a insegnarmi le prime cose sulla chitarra. Giusto qualche accordo, alcune semplici canzoni. Poi è venuto il rock e i gruppi storici come Yes, Genesis e Gentle Giant. In particolare il chitarrista degli Yes, Steve Howe, con i suoi set da solo con la chitarra classica, mi ha fatto conoscere un genere di musica e un approccio allo strumento che mi ha subito affascinato molto. Sono partito dallo studio di quei brani, per poi approfondire. Mi sono iscritto al conservatorio, che ho frequentato per tre anni, ed è stato proprio il mio insegnante a farmi conoscere la musica di Don Ross e Leo Kottke, a farmi scoprire le potenzialità della chitarra con le corde in metallo. Sono stato molto colpito dalla complessità di questa musica, che mi ha portato inevitabilmente ad conoscere il lavoro di Michael Hedges, ma anche di Stephen Bennet che è un artista che mi ha influenzato molto, soprattutto nel song writing. Quando ho cominciato a comporre pezzi miei, tutte queste influenze, inevitabilmente sono confluite nel mio stile.
Hai appena pubblicato un nuovo album, Existence, vuoi parlarcene un po’?
Sì, è appena uscito per la CandyRat Records. Se non la conosci, ha un bellissimo sito Internet, www.candyrats.com da cui si possono acquistare tutti i loro prodotti.
Quello che mi piace fare è lasciarmi influenzare dalla musica che ascolto, soprattutto di band di successo, come i Coldplay, ad esempio, ma anche altre meno note. Mi piace cercare di ottenere un risultato simile, come sonorità, utilizzando solo la chitarra, soprattutto in accordatura aperta. Una volta ottenuta una buona tessitura di base, mi concentro sulla linea dei bassi in funzione della melodia. Lavoro molto sulla melodia che deve essere molto cantabile. La struttura dei miei brani è abbastanza lineare, due sezioni, magari in brigde, ma niente di troppo complicato. Non amo le cose troppo intricate.
Quest’anno cade il dodicesimo anniversario della scomparsa di Michael Hedges. Quanto ti ha influenzato il suo lavoro?
Ho scoperto la musica di Michael Hedges nel 2001, quando lui era già mancato. Non ho mai avuto l’occasione di vederlo dal vivo, purtroppo, ma amo moltissimo la sua musica. Aerial Bouderies è il Disco, è un punto di non ritorno per qualsiasi chitarrista che l’abbia ascoltato, penso. E’ ispiratissimo e al tempo stesso assolutamente sorprendente. Ed è il motivo per cui suono come suono.
Cosa ne pensi della direzione che sta prendendo la Nuova Chitarra Acustica? Troppa tecnica?
Adesso, con youtube, ci sono un sacco di ragazzini che hanno accesso a una quantità di materiale impressionante, assolutamente impensabile quando io avevo 15 o 16 anni. Questo è molto positivo, perché si appassionano allo strumento, comprano dischi e vengono ai concerti. Certo, quello che colpisce, anzitutto, è la tecnica. Ma se proseguono il loro percorso e vanno in profondità, poi scoprono anche tutto il resto. La tecnica è un mezzo di espressione, ma la cosa importante è la musica, sono le canzoni. Alla fine è questo quello che rimane. Certo, esistono artisti come Craig D’Andrea o lo stesso Don Ross che fanno della sperimentazione il fulcro della loro ricerca, e inevitabilmente riescono sempre ad andare un po’ oltre, a trovare qualcosa di nuovo da inserire nelle loro composizioni. Uhmm, non so se ho risposto alla tua domanda, mi sono un po’ perso.
Mi sembra proprio di sì. Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Al momento dovrebbe essere quasi pronto, questione di un mese o poco più, il nuovo album di Tommy Gautier, che si intitolerà ‘Steel String’. E’ un musicista eccezionale, con cui mi esibisco spesso, suona mandolino, bouzouki, violino e altro e ho realizzato le chitarre per il suo album. Ci abbiamo lavorato per tutto l’inverno e oramai manca poco. Nel frattempo ho 5/6 canzoni nuove praticamente pronte. Se vado avanti così, entro sei mesi entrerò in studio per registrare un nuovo disco da solo.
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